La Villa, una delle dodici dell’Imperatore Tiberio sull’isola, collocata all'estrema punta Nord-occidentale dell'attuale Comune di Anacapri, fu messa in luce da Amedeo Maiuri, tra il 1937 e il 1948, dopo che il fondo in cui essa era sepolta fu donato allo Stato Italiano dallo scrittore Axel Munthe, affinché venisse valorizzato. Costruita in età giulio-claudia in opera reticolata di calcare, abbandonata e danneggiata in seguito all'eruzione del Vesuvio del 79 d.C., la Villa subì alterazioni e distruzioni a seguito della costruzione di una torre di avvistamento d'età medievale e di fortificazioni borboniche della fine del '700. La parte messa in evidenza dallo scavo e tuttora visibile è relativa solo ad un lato dell'intero complesso, quello che, sviluppandosi da Ovest verso Est, si affacciava sul mare. Di questo settore, originariamente a più piani, è conservato il tracciato della pianta degli ambienti superiori, mentre di quelli inferiori, degradanti verso il mare, sono rimaste le strutture addossate alla roccia. Si tratta della parte residenziale dell'intero complesso, costituita da una zona di rappresentanza a Ovest e da una di abitazione a Est. La zona di rappresentanza è caratterizzata da una grande terrazza absidata rivolta verso il mare, su cui si apre una serie di ambienti di soggiorno (triclinio e dietae), e da una lunga loggia panoramica di circa 80 metri sostenuta da archi e pilastri, con un ambulacro con sei esedre per sedili di riposo sul lato interno, e un portico con colonne sul lato rivolto al mare. La zona di abitazione, collocata ai piedi della torre medievale e raggiungibile con una scala collocata alla fine della loggia, comprendeva due locali di soggiorno, una terrazza panoramica, un vestibolo ed un cubicolo. La Villa doveva originariamente occupare un'area assai vasta, come sembrano indicare anche i ritrovamenti a monte della loggia, di un'antica cisterna e di tracce di muri. Problema aperto è ancora l'identificazione dell'originario accesso alla dimora, che si suppone fosse dal mare, attraverso un approdo alla punta di Gradola, dal momento che in antico, la zona dell'attuale Anacapri era isolata e difficilmente raggiungibile sia dal porto di Marina Grande, cui era collegata con la cosiddetta “Scala Fenicia”, sia dall'antico centro abitato.
Fonte: "capritourism.com"
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