Le strutture finora riportate in luce fanno parte di un ampio edificio romano, costruito nella prima età imperiale che continua a vivere fino al V secolo d.C., cambiando nel tempo carattere e funzione, fino alla eruzione vesuviana del 472 d.C., che lo seppellì per oltre la metà della sua altezza. Il visitatore può oggi osservare alcuni ambienti dal carattere monumentale e di rappresentanza. La stanza più grande è costituita da un lato da un colonnato, due pareti con nicchie, un’arcata sorretta da pilastri e, dall’altro, da una parete decorata con temi legati al dio del vino Dioniso. In una delle nicchie è stata rinvenuta una donna con veste greca, forse una divinità, mentre in un’altra in origine era collocata una statua di Dioniso giovane con cucciolo di pantera; entrambe sono ora al Museo di Nola. In una delle ultime fasi di vita, questa stanza e tutte le altre furono destinate alla produzione agricola. Ad ovest è una stanza con numerose porte e finestre, in origine con pavimento a mosaico e tarsia marmorea, successivamente divisa in due parti, una stalla ed una dispensa. In una fase tarda, a seguito del crollo del tetto, in un angolo fu posto un forno. Verso valle, collegata con la stanza principale da due scale, è un’area terrazzata con colonnato in mattoni e, verso est, un’aula absidata con arcata e fregio con Nereidi e Tritoni. Da questa stanza si accede ad un’altra, ugualmente absidata e con pavimento a mosaico decorato con motivi geometrici e delfini che saltano fra le onde. Fra le scale per la terrazza superiore, in una fase tarda furono poste due cabalette e tre “cisterne/silos”, all’interno delle quali sono stati trovati un torso di cileno, un’erma ed un’iscrizione funeraria. Dalla terrazza mediana si accede, tramite una scala, ad una cella vinaria posta più in basso. Oltre la parete con decorazione dionisiaca è una vasta area, con due muri orientati nord-sud ed originariamente pavimentata con basoli di lava. In una fase successiva, parte dei basali fu rimossa e furono posti alcuni grandi contenitori panciuti (dolia). Poi anche i doli a furono rimossi e, sul terreno accumulatosi, sono state rinvenute tracce di solchi arati ed impronte di animali, probabilmente in fuga al momento dell’eruzione.
Fonte: "apollineproject.org"
Fonte immagine: "napolike.it"