Partendo da piazza della Repubblica, si imbocca via Giuseppe Tozzoli. Dopo aver costeggiato l'alto muraglione di sostegno del Monastero, si trova Palazzo Tozzoli, con il suo bel portale in pietra, dove nel marzo 1875, l’allora padrone di casa Giuseppe Tozzoli ospitò Francesco De Sanctis, qui fermatosi nel suo famoso viaggio elettorale in una fredda e nebbiosa giornata. Proseguendo, si susseguono numerose abitazioni dalla tipica architettura con scalinata esterna e piccolo ballatoio d’ingresso. Svoltando a sinistra, e salendo una ripida e piccola scalinata, dopo essersi soffermati sul significato della curiosa iscrizione “Fontana, foresta, formica sono il trionfo della religione”, che scorre lungo l’architrave di un portone della casa che fu della famiglia Cubelli, datato 1879, si gira a destra per visitare l’incantevole Vicolo dei Casaleni. Secondo lo storico Vito Acocella, in seguito all’abbandono del Feudo di Castiglione verso la metà del ‘300, durante l’occupazione ungherese, in questa parte del paese si venne formando un vero e proprio casale, i cui abitanti furono denominati appunto “Casaleni”. Dopo alcune decine di metri, si svolta a sinistra e salendo una ripida scalinata si imbocca via Casaleni, al cui inizio è un arco largo quanto tutto il Vicolo. Continuando la passeggiata, si ritorna in via Tozzoli, arrivando così davanti all’antica filanda dalla caratteristica scalinata settecentesca in pietra, con una bellissima voluta intagliata. Proseguendo per via Sant’Antuono, sulla destra di può ammirare la suggestiva loggia, formata da ben dieci arcate e il maestoso portale in pietra del Palazzo Berrilli di sotto. I fratelli Giovanni (Arciprete), Canio e Francesco Berrilli, lo acquistarono nel 1749 dalla congregazione del Santissimo Redentore, fondata nella chiesa di Materdomini in Caposele, a cui era stato donato dal Padre Redentorista Francesco Maria Margotta, di Calitri. All’ordine dei Redentoristi (fondato nel 1726 da Sant’Alfonso Maria de’ Liguori) apparteneva anche San Gerardo Maiella, che vi era entrato nel 1748; egli accompagnava spesso Padre Margotta nelle sue visite a Calitri. Si narra che proprio durante una di queste visite, ospite della famiglia Berrilli, San Gerardo fece alcuni miracoli. Per questo motivo una statua a figura intera del Santo, realizzata nel XIX secolo, si trova nella vicina chiesa di Sant’Antonio Abate, protettore degli animali, veneratissimo a Calitri. Si arriva così alla chiesetta intitolata a Sant’Antonio Abate, una delle più antiche di Calitri. Costruita a ridosso delle mura del castello, nel corso dei secoli ha subìto numerosi restauri, a causa dei vari terremoti che si sono susseguiti. Dall’edificio religioso si arriva a via Buccolo; qui vi era una delle quattro porte di accesso al paese. Continuando per via Nicolais, si trova la casa dove nacque l'Onorevole Salvatore Scoca. Più avanti, il più antico portale di Calitri, risalente al 1614, con uno stemma raffigurante il sole, la luna e tre stelle sopra tre cucuzzoli. Proseguendo, vi sono vari esempi di “casa palaziata”, con portale in pietra che introduce in una piccola corte spesso coperta, con la scalinata che conduce ai piani superiori ed il “magazeno”, una grotta, profonda decine di metri, che veniva utilizzata quale deposito di vino, olio, grano ed altro. Alla fine di via Nicolais, dopo aver disceso una serie di piccole scale, si arriva in Vico di San Pietro, una volta centro dell'antico borgo costituitosi, sempre secondo Vito Acocella, nella stessa epoca dei Casaleni, intorno alla chiesetta di San Pietro e a una delle due torri di guardia alla “Porta del Pozzo”, oggi non più esistenti. Salendo ancora si torna in piazza della Repubblica.
Fonte: "comunecalitri.gov.it"
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