In Via San Gregorio Armeno, in tutti i mesi, anche quando fa caldo e il Natale è lontano, i maestri sono all’opera per costruire i tipici presepi in sughero e i pastori in terracotta. Coloratissime e antichissime, qui le botteghe sfilano l’una di fronte l’altra, l’una di fianco all’altra, sfoggiando i capolavori dell’arte presepiale napoletana. Rigorosamente fatti a mano, i pastori non riproducono solo la fisionomia dei personaggi, ma riescono a raccontarne l’anima, dipinti ad arte in ogni minimo dettaglio e vestiti di abitini cuciti a mano. Tra una casetta in sughero, un mucchietto di muschio e le serie di personaggi che abitano i Presepi, dal famosissimo Benino alla Sacra Famiglia ai vari buoi e asinelli, si respira un’atmosfera magica in cui le tradizioni e lo spirito natalizio sopravvivono intatti al caos frenetico della città, in continuo cambiamento. Ormai fanno parte della tradizione presepiale anche i personaggi dello spettacolo, i politici e persino il Papa, personaggi che animano la competizione tra gli artigiani per chi crea la statuina più bella, veritiera, che avrà più successo. Ancora oggi è possibile passeggiare per San Gregorio Armeno e osservare i mastri di bottega a lavoro, mentre modellano la terracotta o ultimano le rifiniture dei loro pastori famosi in tutto il mondo. Secondo la tradizione, il Monastero di San Gregorio Armeno si erige sui resti del tempio di Cerere Attica; divinità alla quale, si narra, i napoletani offrivano come “ex voto” delle piccole statuine di terracotta, fabbricate nelle botteghe vicine. Qui furono ospitate le reliquie di San Gregorio l’Illuminatore, Patriarca di Armenia, trasportate dall’Oriente da alcune Monache Basiliane guidate da Santa Patrizia. A lui si deve l’adozione del Cristianesimo come religione di Stato in Armenia. La leggenda vuole che a seguito delle violente persecuzioni contro i cristiani, il Re armeno Tiridate III venisse colto da una terribile malattia che nessun medico di corte riusciva a curare. La sorella del Re ebbe un sogno rivelatore, che le parlò dei poteri miracolosi del predicatore Gregorio, imprigionato da 13 anni nella fortezza-prigione di Khor Virap, nella città di Artashat. Il Re, che inizialmente si era rifiutato di crederle, alla fine si convinse a liberare Gregorio e venne guarito grazie alla sua intercessione. A seguito di questo “miracolo”, Tiridate III si convertì al Cristianesimo, elevandolo a religione di Stato nel 301 (alcuni studiosi la datano al 305, anno dell’abdicazione di Diocleziano).
Fonte: "vesuviolive.it"
Fonte immagine: "otto.lorenzo.click"