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Termini

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Descrizione

Termini è una delle principali frazioni di Massa Lubrense, estendendosi sulla fine dello spartiacque centrale del Comune, a Nord del promontorio di San Costanzo, in posizione dominante sui due golfi (di Napoli e di Salerno). Incerta è l'origine del nome: più che da improbabili “Thermae” (Terme), si può spiegare con la posizione del luogo, all'estremo termine della Penisola Sorrentina. Il suo territorio raggiunge il mare in località Mitigliano, dove si incontra una piccola spiaggia formata dalla giacitura di grossi massi franati dall'alto. Lungo la strada che scende alla medesima, sorgeva l'antica badìa benedettina, che venne a reggere nel 1576 Monsignor Francesco Liparulo, traslato Vescovo di Capri, uomo di grande prestigio, il quale accolse ospiti quali principi e prelati. Andati via i Benedettini, la chiesa, prima patrimonio degli Starace, passò nel XVIII secolo ai De Martino e venne rifatta nel 1743. L'importante nucleo abitato di Termini è tutt'intorno all’edificio sacro di Santa Croce, eretta in Parrocchia nel 1566, ma numerosissime sono le vecchie case coloniche sparse sul versante settentrionale e ai piedi del Monte Canutario, attualmente detto San Costanzo. A breve distanza dalla piazza centrale, la strada si biforca, correndo a sinistra lungo l'antico tracciato dei Cuonti (da “kantos”, crocicchio) e a destra verso la Punta della Campanella, raggiungibile a piedi in 45 minuti. La prima deviazione si divide a sua volta in due sentieri, uno dei quali porta alla cima Croce, il punto più elevato di Massa Lubrense (498 metri s.l.m.) e l'altro alla cappella del Santo, sul cui ultimo tratto si notano resti di scalini di roccia calcarea di matrice greca. Il ritrovamento di cocci di terrecotte fa pensare ad una probabile esistenza in questo posto del controverso tempio di Minerva; la Carta Peuntigeriana, risalente ai tempi di Costantino e Teodosio, lo pone sul limite estremo della penisola. Dal sito, in bilico sulla marina del Cantone e la Baia di Jeranto, lo sguardo gode la mirabile visione dell'intero territorio di Massa, del Golfo di Napoli e del mare di Salerno fino a Punta Licosa. Sulla strada della Campanella, all'altezza di Fossa di Papa, affiora qui e lì l'antico lastricato della Via Minervia. Il mitico richiamo delle Sirene e la memoria di Ulisse, la poesia dell'atmosfera omerica e l'incanto della vicinissima isola azzurra, danno a questo percorso un particolare interesse turistico, nonché storico per la presenza dell'ultima torre per la difesa della costa sul lato settentrionale, presso la detta Fossa di Papa e di quella al termine della Punta della Campanella. Questa strada fu battuta dalle ambascerie romane nel 172 a.C., inviate dal collegio dei Decemviri al tempio della Dea Minervia Tirrena, a sacrificare vittime con imponenti riti di espiazione in seguito a misteriosi prodigi. I Romani vi costruirono una villa di supporto alle dimore imperiali di Capri, che si estendeva decrescendo dal quarto al quinto terrazzamento ed era collegata al mare da due scale. La prima dal lato orientale, di fattura greca, sulla cima della quale è un'iscrizione rupestre in lingua osca con incisi i nomi di tre magistrati a 18 metri sul livello del mare e di fronte a una grotta a tre bocche naturali, probabile rifugio di corsari. A monte della torre angioina, la detta gradinata, incassata nella roccia e inaccessibile allo sguardo, è splendidamente conservata. L'altra scala, meno ardita, è sul lato occidentale. Ambedue costituivano approdi anche per i collegamenti con Capri, essendovi sulla spianata un distaccamento militare con sistemi di scambio di segnalazioni con l'imperiale Villa Jovis di Capri. Sulla presunta area del santuario, distrutto dal tempo, Roberto d'Angiò nel 1334 eresse la torre e Gioacchino Murat nel 1808 vi piazzò batterie per l'assedio di Capri, tenuta dagli Inglesi. Su di essa, inoltre, era la campana oggetto di fantastiche leggende, che diede origine all'attuale nome (Punta della Campanella) di Capo Ateneo.
Fonte: "win.comunemassalubrense.gov.it"
Fonte immagine: "fotoeweb.it"

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