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Tempio di Apollo

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Descrizione

Sulle ripe orientali del Lago d’Averno, si ergono ancora i grandiosi avanzi di una costruzione che, per la sua pianta e per la sua forma, ricorda i “Trugli di Baia”. La leggenda popolare e la tradizione umanistica che sull’Averno han collocato la Grotta della Sibilla, dovevano anche collocarvi il Tempio del nume oracolare, e presumere di riconoscerlo nell’edificio che si affaccia imponente sulle acque immote del Lago. Si tratta invece degli avanzi di un grandioso edificio termale, dove prima che scaturisse dal grembo della Terra il cratere di Monte Nuovo, sembra ci fosse il centro più attivo delle sorgenti termo-minerali della regione. L’edificio termale, a cui appartiene il “Tempio di Apollo”, fu costruito per utilizzare sorgenti e fumarole che scaturivano in gran numero sulla ripa del lago; quel che avanza dopo la violenta esplosione del cratere del Monte Nuovo, appare ancora come un grandioso complesso. La parte più rilevante e più comunemente nota ha la forma di un ottagono all’esterno, circolare all’interno, che per le sue dimensioni, per la sua pianta e per le sue strutture, va considerata fra le più imponenti costruzioni circolari con volta a cupola dell’architettura romana; il suo diametro, di circa 38 metri, è solo di 5 metri inferiore a quello del Pantheon. La volta a cupola è interamente crollata, ma è ancora riconoscibile, nonostante l’estrema erosione e l’interramento, la sua particolare conformazione architettonica. Al piano inferiore si distinguono quattro nicchie absidate semicircolari e quattro nicchie rettangolari, una delle quali sembra fosse aperta verso il Lago. Al piano superiore si apriva una serie di grandi finestroni arcuati (due dei quali ancora intatti), e ricorreva tutt’intorno dal lato esterno ed interno un ripiano, a forma di loggia, alla quale si doveva accedere discendendo dai piani più alti delle Terme. Tale particolare dispositivo, che permetteva ai frequentatori di riguardare dall’alto, come da un belvedere, il panorama del Lago e l’interno della sala invasa dalle stesse acque delle vicine sorgenti, ricorda quello dei ninfei marittimi e particolarmente quello di Baia, noto sotto il nome di “Tempio di Venere”. Alle spalle della sala gira un corridoio semicircolare, il cui muro, volto verso il Monte, appare tutto perforato da grandi buchi, attraverso i quali doveva forse penetrare il calore delle fumarole. La costruzione appare chiaramente di due epoche; tutta la grande sala, con i muri rivestiti di laterizio, presenta i caratteri della costruzione dell’età adrianèa o post-adrianèa; il muro del corridoio, in reticolato e ricorsi di mattoni, può risalire invece ad età anteriore. Gli ambienti seminterrati che seguono a Nord costituiscono un edificio termale più antico (probabilmente d’età claudia), in cui venne ad inserirsi la grande sala a cupola. Tra quegli ambienti si osserva un’altra piccola sala rotonda con volta a cupola (di circa 8 metri di diametro), che doveva anch’essa raccogliere l’acqua di una sorgente termale o una sorgente di vapore caldo (fumarola) per bagni di sudore (laconicum). Il bradisismo ha qui, come altrove, abbassato il livello del terreno e interrato le sorgenti; ma l’uso di acque medicamentose pare sia durato fino al secolo XVIII. Percorrendo in solitudine le ripe di questo lago, che nessun azzurro di cielo riesce a rischiarire, nessuna brezza di vento a increspare, che nessun volo e nessun grido di uccello attraversa, e dove le ombre dei colli e delle nuvole aprono cupezze tenebrose, sembra di essere in quel silenzio freddo e lontano da ogni vita, e di dover riudire ancora, nella quiete delle acque immote, delle ripe e dei colli all’intorno, il sacro comandamento che Virgilio fa profferire alla Sibilla, alle prime luci dell’alba, fra l’ululato dei cani, il convulso scuotersi delle selve e il cupo muggito della terra: “Lontani, state lontani, o profani, e allontanatevi da tutto il bosco; e tu intraprendi la via e strappa la spada dal fodero: ora, o Enea, ci vuole coraggio, ora ci vuole un animo risoluto”.
Fonte: "teatridipietra.org"
Fonte immagine: "montediprocida.com"

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