”Vuoi tu sapere se qualche scintilla brucia in te? Corri, vola a Napoli ad ascoltare i capolavori di Leo, Durante, Jommelli, Pergolesi” (Jean-Jacques Rousseau). Accanto a piazza del Plebiscito, simbolo della città di Napoli, nel 1737 sorge il Teatro d'Opera più antico del mondo. Costruito per volontà di Re Carlo III di Borbone, il progetto fu affidato all'Architetto Giovanni Antonio Medrano e ad Angelo Carasale, il quale completa la “real fabrica” in circa otto mesi. Il disegno di Medrano prevedeva una sala lunga 28,6 metri e larga 22,5 metri, con 184 palchi, compresi quelli di proscenio, disposti in sei ordini, più un palco reale capace di ospitare dieci persone, per un totale di 1379 posti. L'inaugurazione, avvenuta la sera del 4 novembre, giorno onomastico del sovrano, sfoggia “L'Achille in Sciro” di Pietro Metastasio, con musica di Domenico Sarro e scene di Pietro Righini; come era usanza dell'epoca, Achille è interpretato da una donna, Vittoria Tesi. L'anno 1799 rappresenta per Napoli una parentesi breve ma che diffonderà alto il suo grido in tutta l'Europa: pochi mesi di fervore giacobino in cui donne e uomini, dal palco militante del Lirico, ribattezzato Teatro Nazionale di San Carlo, si fanno promotori degli ideali di libertà, fraternità e uguaglianza. Scrive il “Monitore”, in data 27 gennaio, in riferimento all'Inno composto da Cimarosa sulle infiammate liriche di Luigi Rossi: “Nel Teatro Nazionale di San Carlo fu cantato un inno patriottico in mezzo a' più lieti evviva alla Libertà”. Con Domenico Barbaja, dal luglio del 1809, si apre il tempio delle grandi stagioni dirette da Rossini e Donizetti e il “Real Teatro” diventa anche teatro del Popolo. Nella notte del 13 febbraio del 1816, un incendio devasta l'edificio del Massimo napoletano; rimangono soltanto i muri perimetrali e il corpo aggiunto. La ricostruzione, compiuta nell’arco di nove mesi, è diretta da Antonio Niccolini, caposcuola del Neoclassicismo, che ripropone a grandi linee la sala del 1812. L’Architetto toscano ne conserva, infatti, l'impianto a ferro di cavallo e la configurazione del boccascena, sebbene allargato e ornato nella superficie interna dal bassorilievo “Il Tempo e le Ore”, ancor oggi esistente. Al centro del soffitto la tela con Apollo che presenta a Minerva i più grandi poeti del mondo, dipinto da Antonio, Giuseppe e Giovanni Cammarano. Nel Novecento, il San Carlo è il primo teatro italiano che ha il coraggio di partire dopo la Guerra. Impossibile citare tutti i grandi musicisti e direttori d'orchestra che hanno scritto la storia gloriosa del Teatro: da Toscanini e Stravinskij a Bernstein e Sawallisch, da Gui a Santini e Fricsay, da Cluytens a Mitropoulos, da Muti ad Abbado, Sinopoli e Mehta, da Furtwängler a Böhm.
Fonte: "teatrosancarlo.it"
Fonte immagine: "napolidavivere.it - giornaledelladanza.com"