Nel febbraio del 1988, spinti dal fascino del mistero, due incorreggibili curiosi di San Nicola la Strada - Renato Ciaramella e Pasquale Fronzino - decidono di incunearsi dentro una piccola buca ai bordi scoscesi di una viuzza campestre (denominata “’ncoppe a rotta”, oggi via Grotta), per esplorarla fino in fondo, in lungo ed in largo. Fu così che la “Tana di Mazzamauriello”, quell’atavico “buco” della fantasia popolare, poté per la prima volta essere studiata da vicino, toccata con mano, denudata e ricondotta alle sue incantevoli origini. Dal periodico “Il Ponte”: «Due strutture di tufo e malta distanti l'una dall'altra circa venti metri, si presentano parzialmente interrate dallo sbalzo di terra costituente la via stessa, che in 2000 anni ha modificato non poco la configurazione originaria. La prima, della lunghezza di circa 5,20 metri, è ciò che resta del muro perimetrale di una vasca a pianta poligonale. L'elemento che la caratterizza è il doppio pavimento in pressococcio ancora visibile, in sezione, sul lato Sud del muro rimasto. La seconda, lunga nove metri, affiora dal terreno, come la prima, per un'altezza di circa 1,20 metri. Si tratta di una cisterna a due corpi comunicanti (uno ormai distrutto) con copertura a volta di botte. L'interno presenta, ancora in buono stato, una parte del rivestimento in “opus signinum”, malta speciale costruita con rottami di tegola ed anfore uniti con calce grassa e con mazzuoli di legno. Sicuramente, il complesso vasca-cisterna faceva parte di una costruzione rustica romana della fine del I secolo a.C. L'insediamento, di cui una prova concreta si trova anche nei numerosi resti di ceramica mista (depurata e grossolana) di età romana sparsi e sminuzzati sul terreno circostante e dal ricordo di alcune tombe in tufo, sempre lì vicino, trafugate dai soliti vandali, rientra nella logica del fenomeno “centuriatus”. Proprio in questo periodo, la zona subisce la spartizione dei terreni in favore dei veterani romani di Silla e nel 59 a.C. ad opera di Giulio Cesare, che trasferisce una colonia nella vicina Calatia». Vent’anni dopo la scoperta, nel corso dei lavori di completamento della nuova fiera-mercato in via Grotta, “sono venuti alla luce” - così è scritto in un comunicato stampa dell’amministrazione comunale - “alcuni resti di una villa romana di epoca imperiale. Le strutture di cui si tratta sono più propriamente i resti di due cisterne per l’acqua collegate fra loro, una delle quali priva della volta di copertura”. L’area è stata dichiarata di interesse archeologico dalla Soprintendenza ai Beni Artistici e Culturali di Caserta, che ha avviato una campagna di completamento degli scavi e di valorizzazione della importante opera, il cui toponimo riconduce ad un’antica credenza popolare. II folletto Mazzamauriello perpetra, nella sua leggenda, l'aspetto più mitico di quella vasta fenomenologia che ha visto l'uomo, nel corso dei secoli, portato a divinizzare o a sublimare le cose e i fatti che rivestivano, rispetto al proprio orizzonte di conoscenza, un significato occulto. Il lampo diventa Dio, i dolmen (tombe megalitiche ritrovate in Sardegna) diventano le “case dei giganti”, come “cammarella della fata” è un serbatoio per l’acqua ritrovato a Bellona. La cisterna, a San Nicola la Strada, diventa la Tana di Mazzamauriello, che secondo i superstiziosi andava in sogno a chi gli era simpatico, dicendogli dove erano nascosti i tesori e che, all’occorrenza, veniva usato dalle mamme sannicolesi di inizi-metà Novecento quale orco cattivo, per ammonire e “mettere paura” ai figlioletti capricciosi, allo scopo di tenerli buoni.
Fonte: "corrieredisannicola.it"
Fonte immagine: "corrieredisannicola.it"