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Statua di Sant'Antonino

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Descrizione

Secondo la tradizione, un giorno il Vescovo di Sorrento cadde da una mula, rompendosi una gamba. Sant'Antonino, allora, seguendo il suggerimento della Madonna, lo guarì con l’olio di un'ampolla. Il legame tra i sorrentini e il loro Patrono risale al Medioevo, quando il Monaco benedettino, nato a Campagna d’Eboli, fu costretto a scappare dal Monastero di Montecassino a causa dell’invasione dei Longobardi. Il Santo si fermò prima a Castellamare di Stabia, dove conobbe il Vescovo San Catello, con il quale si ritirò sul Monte Faito in eremitaggio. Successivamente si stabilì a Sorrento, dove fu accolto dall'Abate Bonifacio nel Monastero benedettino di Sant’Agrippino, che si trovava dove sorge ora la Basilica dedicata al Patrono. Per quanto riguarda la sua vita da Santo, sono diversi i miracoli attribuiti al protettore di Sorrento, molti dei quali sono raffigurati nei dipinti e negli affreschi  della Basilica: dalla vittoria navale dei sorrentini contro i saraceni alla liberazione dalla peste e dal colera, passando per la liberazione degli indemoniati. Tuttavia, tra i miracoli più importanti è da ricordare il salvataggio di un bambino inghiottito da un mostro marino. Si narra che dopo una giornata di tempesta a Sorrento, improvvisamente apparve dal profondo del mare un essere gigantesco (descritto come una balena) che inghiottì uno dei ragazzini che giocavano sulla spiaggia. Il Santo chiese ai marinai di inseguirlo e riportarlo a terra. Quando squarciarono il ventre del mostro, trovarono il fanciullo sano e salvo. Da allora, Sant’Antonino è spesso invocato dai marinai e dai pescatori della penisola, per chiedere protezione prima di un viaggio in mare. L’osso strappato al mostro marino dal Santo, inoltre, è ancora oggi conservato all’ingresso della Basilica, in ricordo di quel miracolo che ha consolidato definitivamente la devozione dei sorrentini verso il Patrono. Non a caso, in entrambe le statue a lui dedicate, quella in piazza Sant’Antonino e quella in piazza Tasso, il Monaco Abate è rappresentato mentre sconfigge il mostro marino, la cui testa si trova sotto i piedi del Santo. Dopo la sua morte, avvenuta probabilmente nell’anno 625, i sorrentini eressero la cripta e la Basilica sul luogo della sua sepoltura, sul bastione della cinta muraria, per rispettare la sua volontà di essere sepolto “né dentro, né fuori la città, ma nelle mura della stessa”.
Fonte: "ecampania.it"
Fonte immagine: "bestofsorrento.com"

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