La Madonna di Campiglione è l’amata Patrona di Caivano ma, in verità, più che una semplice Protettrice è da tempo immemorabile parte integrante e intensa della comunità locale, del suo vissuto e delle sue emozioni. Secondo la tradizione, lo sviluppo del Santuario, il più antico della Diocesi di Aversa (VI secolo), si ha nel 1483, quando una povera vedova di Caivano accendeva ogni sera una lampada davanti all’affresco raffigurante “L'Ascensione di Cristo con gli Apostoli e la Vergine orante”, tuttora conservato nell’abside. Essendo stato commesso un omicidio presso la casa della donna, ne fu incolpato il suo unico figlio, condannato a morire sulla forca. La madre desolata ricorse alla Madonna e, mentre pregava dinanzi all’icona, questa staccò il capo dal muro, quasi in segno di assenso alla preghiera; nello stesso tempo, mentre sulla piazza era pronto il patibolo per l’esecuzione capitale, un messo giunse con la grazia sovrana. Dalle cronache dello storico Scherillo, i vescovi di Aversa si recavano ogni anno a celebrare la messa in questa Chiesa, la seconda domenica di maggio. Tra le numerose visite di personaggi illustri alla prodigiosa immagine della Vergine, non ne mancò una del Re Ferdinando II nel 1852, accompagnato da un vero e proprio esercito di 30 mila uomini. In tale occasione, assieme al figlio, il futuro Re Francesco II, si recò a piedi nella Chiesa e si prostrò in ginocchio davanti all’icona della Madonna. Secondo lo storico Lanna, dopo questa prima visita Re Ferdinando tornò due altre volte, conducendo con lui anche la Regina ed i figli, l’ultimo molto piccolo e che egli prendeva tra le braccia per fargli vedere la miracolosa immagine. Per ricordo di queste visite, furono collocati sulle vasche dell’acqua santa i ritratti del Re e della Regina. L’affresco, attribuito a Colantonio Fiore, rappresenta la Vergine in piedi tra i dodici apostoli mentre prega Gesù circondato dagli angeli. Il recente restauro ha restituito a questa immagine tutto il suo fascino ed ha messo in luce particolari che, col passare del tempo, s’erano nascosti allo sguardo del devoto visitatore. La moltitudine dei miracoli operati dalla Santa Vergine e l’affluenza sempre crescente dei fedeli adoratori resero tanto celebre il Santuario che, nel 1805, il Capitolo Vaticano volle che fosse decorata con la corona di oro, solita ad accordarsi alle immagini più prodigiose. L’edificio venne ristrutturato a più riprese nel corso dei secoli e oggi ci giungono rare opere del Rinascimento e dell’epoca barocca. In particolare, tra il XIX e il XX secolo, un primo restauro eliminò gli elementi antichi, facendo assumere alla Chiesa l’aspetto tipico dello stile neoclassico. Il secondo restauro fu ordinato da Luigi Capodieci, il quale fece decorare le finestre ai lati della struttura e fece affrescare la volta. Tra il 1920 ed il 1930, fu necessario riparare la volta, rovinata a causa di una crepa che danneggiò gli affreschi. Quest’ultimi vennero ripristinati per volere di Padre Elia Colucci, il quale ordinò anche di decorare il Santuario. Tra le opere che si possono ammirare: “La Madonna delle Grazie e le anime purganti”, realizzata da artista ignoto; il “Miracolo di Campiglione” e “La Giustizia e la lotta tra il Bene e il Male”, opere di Arnaldo De Lisio.
Fonte: "ilfattovesuviano.it"
Fonte immagine: "alexcolao.com"