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Santuario di San Gennaro

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Descrizione

Dopo la Cattedrale, è il tempio più caro ai fedeli puteolani. Fu costruito nel 1574 dal Municipio di Napoli, in sostituzione di una antichissima chiesetta, nota già nell'VIII secolo, eretta sul luogo ove la tradizione voleva fosse stato decollato San Gennaro nel martirio, assieme ai suoi fratelli. Il Santuario subì gravi danni per un incendio avvenuto nella notte tra il 21 e il 22 febbraio del 1860. Nel 1877 fu restaurato e riconsacrato, ed abbellito di pitture nel 1926. I Padri Cappuccini lo officiano dal 1583. La statua marmorea del Santo e la pietra intrisa del suo sangue (venerate nella cappella a destra di chi entra), attirano in tutte le stagioni dell'anno numerosi fedeli e turisti, sia italiani che stranieri. La statua, di notevole pregio artistico, sarebbe opera di uno scultore locale del XIII o XIV secolo. La pietra, situata in una apposita nicchia scavata nel muro, era in origine un “larario pagano”, ossia una cappellina per collocarvi la statuetta di un lare. Vi sono varie ipotesi sul perché la parete del fondo della nicchietta sia macchiata di sangue. Secondo la più conosciuta: “trovandosi detto larario poggiato sul terreno coll'incavo all'insù, presso il luogo ove fu decapitato San Gennaro, avvenuta l'esecuzione, il capo sanguinante del Santo fu collocato provvisoriamente in detto incavo, mentre si pensava al trasporto e alla sepoltura del corpo”. Usciti dalla cappellina di San Gennaro, un cancello in ferro a destra e un grazioso altarino, sovrastato da un bassorilievo raffigurante il martirio del Santo (opera dello scultore napoletano Andrea Vaccaro, donata alla Chiesa nel 1695 dal Cardo Arcivescovo di Napoli Giacomo Cantelmo), ci mostrano, secondo la tradizione, il luogo ove San Gennaro versò il suo sangue per la fede. Il suo sacrificio è pure raffigurato nel quadro dell'altare maggiore, dipinto nel 1678 da Pietro Gaudioso. Al busto di San Gennaro vengono attribuiti moltissimi avvenimenti miracolosi, il più importante dei quali è senza ombra di dubbio quello che si verificò nel 1656: durante un’epidemia di peste, che stava decimando i puteolani, il busto fu portato in processione dal Santuario all’Anfiteatro Flavio. Si racconta che durante il tragitto apparve una macchia giallastra sul collo della statua, che si espanse fino a diventare un vero e proprio bubbone pestilenziale, finché prese fuoco. San Gennaro aveva assorbito la peste, togliendola di colpo ai suoi fedeli. Il busto mostra ancora una macchiolina giallastra lì dove era nato ed esploso il bubbone. Si racconta anche che quando dei pirati saraceni saccheggiarono la città, tagliarono per sfregio il naso del busto del Santo. Subito dopo, gli scultori della città si adoperarono strenuamente per costruirne uno nuovo, ma nessuno riusciva ad attaccarsi alla statua. Poco tempo dopo, un pescatore trovò nella sua rete un pezzettino di marmo che somigliava ad un naso e gli venne la strana idea che potesse essere il pezzo mancante del sacro busto. Non appena entrò in chiesa, il pezzettino schizzò via da solo dalle mani dell’uomo e si ricollocò miracolosamente al suo posto, sul viso di San Gennaro.
Fonte: "pozzuolinfoto.it"
Fonte immagine: "terredicampania.it - panoramio.com"

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