Il Santuario della Madonna di Montevergine è un antico eremitaggio fondato nel 1665 per volere dei Fratelli Rossi. La Chiesa e l’eremo furono oggetto di diversi passaggi di proprietà, tra cui citiamo la cessione per nozze dalla famiglia genovese dei Bertarelli, eredi del Conte Spinola, Vicerè di Sardegna, alla famiglia napoletana Siniscalchi. All’inizio dell’Ottocento, l’edificio fu decorato con stucchi realizzati da Domenico Savino. Il Santuario, spesso chiuso, veniva aperto in occasione della festività dell’8 settembre, per la ricorrenza della nascita della Vergine. L’ultimo eremita risale agli anni Venti. A metà Ottocento, come racconta Giuseppe D’Ascia nella sua “Storia dell’Isola d’Ischia”, l'evento attirava, la sera del 7 settembre, tanti fedeli che apparivano come delle “allegre carovane” che si inerpicavano lungo il pendìo. L’eremo è posto sulla sommità di una collina, detta dello Schiappone, in una posizione pregevole per la visibilità sul panorama circostante. L’accesso alla Chiesa dedicata alla Madonna di Montevergine e all’eremo è realizzato da un sentiero a tratti ripido e stretto che, attraverso la fitta vegetazione, immette al sagrato, a cui si accede per mezzo di gradini. L’edificio religioso ha una pianta basilicale ad una sola navata, con una copertura a botte, riccamente decorata. Domina il bianco delle pareti e delle volte, che rendeno l’edificio ancora più luminoso. Nel punto d’intersezione con il transetto è posta la bassa cupola priva di tamburo. Al centro del sagrato si eleva la facciata, articolata in due ordini da semplici lesene e caratterizzata sulla sommità dalla cornice che curva seguendo il profilo dell’estradosso della volta. L’edificio religioso fu elevato a Parrocchia nel 1953.
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