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Santa Maria ad Agnone

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Descrizione

La costruzione della Chiesa e del Convento di Santa Maria ad Agnone viene attribuita, secondo una leggenda medioevale, ad un nobiluomo chiamato Gismondo. Nell’anno 833 d.C., l’area di vico Santa Maria ad Agnone era una palude, esterna alla cinta muraria della città partenopea. Ma, soprattutto, era infestata da un grande e velenoso serpente che uccideva ogni essere vivente che incrociasse il suo sguardo. Un sabato, Gismondo decise di attraversare la palude per visitare la Chiesa di San Pietro ad Aram. Pur temendo le spire del pericoloso rettile, egli non esitò nel suo intento, confidando nella protezione della Madonna e dell’Apostolo di Cristo. Così, passo dopo passo, raggiunse la sua meta senza imbattersi nel mostro strisciante. In quella notte, gli comparve in sogno la Vergine, comunicandogli che l’animale era morto e che lui, adesso, le avrebbe dovuto costruire una Chiesa. Gismondo fece quanto gli era stato richiesto, dando all’edificio sacro il nome di Santa Maria ad Agnone; come ricorda lo storico Giovanni Antonio Summonte nella sua “Historia del Città e del Regno di Napoli” (1675), il serpente “Anguis e Angueo vien latinamente detto”. La leggenda si cala nel periodo storico nel quale, dall’anno 822 fino all’anno 836, la città di Napoli, all’epoca sotto il dominio formale dei Bizantini, fu assediata invano per ben cinque volte dai Longobardi del Ducato di Benevento. Gli uomini dalle “Lunghe Barbe” non riuscirono mai a prenderla in quanto, pur circondandola per terra, non erano in grado di bloccarne il porto e, di conseguenza, i rifornimenti via mare. I Longobardi veneravano il serpente. Il nome latino del rettile ricorre in diversi toponimi dell’Italia conquistata, nell’Alto Medioevo, dal popolo barbarico: Agnone Cilento nel Salernitano; Agnone nella Provincia di Isernia; Agnone nel Frusinate, situato nei pressi del fiume Liri; Villa Latina, ancora in provincia di Frosinone, nome moderno dell’originario Agnone. La sede dell’antico Monastero viene oggi identificata con l’edificio che chiude a Sud il larghetto di vico della Serpe. Gli scavi archeologici effettuati nell’area hanno rivelato particolari interessanti sulle profonde trasformazioni subìte nel XIV e nel XVI secolo d.C.. Sotto la dominazione angioina l’area, che fino a quel tempo era sistemata ad orto, venne inserita nello sviluppo edilizio ed urbanistico con l’apertura di una strada (l’attuale vico della Serpe) e la costruzione di un edificio privato. Successivamente, nel periodo vicereale spagnolo, venne edificata una struttura a carattere residenziale, in cui è forse possibile riconoscere un impianto artigianale a carattere produttivo. Nel XIX, il complesso venne trasformato in carcere femminile.
Fonte: "unior.it - altosannio.it"
Fonte immagine: "identitainsorgenti.com"

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