Questo ponte sul Titerno, intitolato al condottiero romano Quinto Fabio Massimo, noto come il Temporeggiatore, per le sua tattica militare preferita, è il frutto di una serie molteplice di interventi edificatori e di adattamento operati dai Romani su una preesistente struttura forse sannita. Il ponte dei Sanniti doveva essere originariamente costituito da due travi portanti rivestite di tavole di legno e consentiva il collegamento della fortezza del monte Acero con la corrispondente fortificazione del monte Erbano, facilitando le comunicazioni tra gli abitanti della valle Telesina e quelli del Matese. Il ponte è noto anche come Ponte dell’Occhio, denominazione che, come suggerisce lo storico Caiazza ne “Il territorio alifano”, discende dal termine dialettale locale “nocchio”, che deriva a sua volta dal latino “opulum” che significa “acero campestre“. Costruita più di 2000 anni fa, al termine del lungo conflitto che oppose i Sanniti ai Romani, la struttura di questo arco, molto sottile e fragile all’apparenza, è in realtà molto robusta grazie alla solidità delle sue basi. La fattura accurata delle sue spalle ha permesso al ponte di resistere indenne nel corso dei secoli alle offese arrecate dal tempo, dalla natura e dagli uomini.
Fonte: "galtiterno.it"
Fonte immagine: "rete.comuni-italiani.it"