Il Pio Monte della Misericordia sorge nel 1602, ad opera di sette nobili napoletani che vollero costituire un’istituzione laica per l’esercizio delle Sette Opere di Misericordia corporale. La prima sede, opera di Giovan Giacomo di Conforto, divenne ben presto disagevole per il rapido sviluppo del Monte, e fu sostituita da quella attuale, situata sulla chiassosa e frequentatissima via dei Tribunali. L’Architetto Francesco Antonio Picchiatti, incaricato del progetto nel 1658, dovette affrontare notevoli problemi di esiguità spaziale, che risolse dividendo in tre ordini il disegno della facciata, con un ampio porticato proiettato sulla strada, espressione dell’accoglienza adottata dalla pia istituzione e ricordata dall’iscrizione del fregio superiore: “Fluent ad eum omnes gentes”. Forse furono gli stessi committenti ad esigere un edificio dove prevalessero elementi di architettura civile, piuttosto che religiosa, a conferma della laicità dell’opera; perciò la Chiesa non è visibile dall’esterno. La sobrietà e la compostezza della facciata esterna sono replicate dal Picchiatti anche nel disegno del luogo di culto, realizzato a pianta ottagonale con una cupola a spicchi a sesto acuto e due ordini di finestre che diffondono una luce rarefatta. Alcuni elementi di gusto barocco, come le mensolette su cui poggiano le lesene dei pilastri, le singolari acquasantiere o il pavimento in cotto incorniciato da marmi policromi, si inseriscono con estro in questo contesto classicizzante. Sull’altare maggiore il capolavoro di Caravaggio, “Le Sette Opere della Misericordia“, che concentra in un’unica grande tela quanto il Monte si impegnava a fare sin dalla sua fondazione. Nelle cappelle laterali sono inoltre custoditi i dipinti di Battistello Caracciolo (“San Pietro liberato dal carcere”), Fabrizio Santafede (“Cristo ospitato in casa di Marta e Maria” e “San Pietro resuscita Tabithà”), Luca Giordano (“Deposizione”), Giovan Vincenzo D’Onofrio detto il Forlì (“Il Buon Samaritano”) e Giovan Bernardo Azzolino (“San Paolino libera lo schiavo”), che illustrano le opere della Misericordia esercitate sin dai primi anni d’attività. Nel corso di quattro secoli, si è formato un cospicuo patrimonio d’arte grazie a legati testamentari o donazioni di dipinti, che venivano ceduti al Monte per essere venduti: il ricavato era destinato ad opere di beneficenza. Fortunatamente, i Governatori sono stati sempre restii alla cessione del patrimonio: oggi si ammira quanto scampato alle vendite, avvenute sostanzialmente nelle aste del 1845, dove furono venduti ben 80 dipinti. Il sodalizio ha dunque agito come un centro propulsore di cultura, raccogliendo una ragguardevole collezione di dipinti (circa 140), argenti e pianete, mobili ed elementi d’arredo pregiati e libri antichi, ospitati nella Quadreria al piano nobile della sede del Pio Monte, allestita secondo il criterio di una Casa-Museo.
Fonte: "campaniartecard.it"
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