Il 'panificio' era forse di N. Popidius Priscus, che abitava nella casa accanto, al n. 20, e che lo gestiva attraverso un liberto. Tipici dei ben 34 panifici individuati a Pompei sono il forno a legna, simile ad uno attuale, e le macine (qui sono quattro, più una piccola) in pietra lavica, dura e porosa, che non contaminava la farina con frammenti (pericolosi per i molari). Le macine sono costituite da un blocco conico (meta), fissato ad una base in muratura, su cui ruotava un elemento a forma di clessidra (catillus), legato con una stanga alla mula che lo faceva girare: il grano era versato nel catillus e triturato dallo sfregamento dei due blocchi. In questo panificio manca il banco di vendita: è probabile che vendesse all'ingrosso o per mezzo di ambulanti (libarii). L'uso del pane si diffonde tra i Romani nel II secolo a.C.: precedentemente la farina serviva a preparare la "puls", una pappa di frumento.
Fonte: "pompeiisites.org"
Fonte immagine: "pompeiisites.org"