Palazzo Zevallos, conosciuto anche come Palazzo Colonna di Stigliano, è un edificio monumentale di Napoli, sede oggi della Banca Commerciale Italiana, ed ospita una galleria museale dove è possibile visitare alcuni ambienti dell'edificio storico, ed ammirare alcuni dipinti di autori napoletani, una tela di Gaspar van Wittel, ed un Caravaggio del 1610 con il “Martirio di Sant'Orsola”. Fu costruito per volontà di Giovanni Zevallos, un uomo che da povero e miserabile ufficiale da scrivania, accumulò un fondo di 600 mila ducati, con i quali decise di costruirsi la sua dimora. Durante i moti del 1647 si narra che i rivoltosi, abbattute le porte del Palazzo, vi entrarono rubando tutto e appiccandovi un incendio che ne distrusse gli interni. Passato in eredità al figlio Francesco, questi fu costretto a venderlo, causa la sua poca attenzione nell'amministrare il patrimonio, a Giovanni Vandeneynden, ricco mercante di grano e banchiere. Seguirono vari rifacimenti per i danneggiamenti subiti durante il 1647; l'incarico fu affidato a Cosimo Fanzago, che conservando la struttura originaria, ne ridisegnò sia la facciata con il ricco portale in marmo bianco, sulla cui architrave troviamo lo stemma gentilizio coronato e decorato da festoni di frutta, sia tutti gli altri ambienti, abbelliti sotto il consiglio dell'amico Roemer, noto collezionista di Anversa, in modo che gli appartamenti diventassero sede di una vera e propria pinacoteca. L'edificio subì nuovi gravi danneggiamenti nel 1799, quando fu dato alle fiamme dall'esercito della Santa Fede. Nel 1830, l’allora proprietaria, la Principessa di Stigliano Cecilia Ruffo, decise di vendere separatamente i vari ambienti, tenendo per sé solo l’ultimo piano. I nuovi padroni decisero di affidare la ristrutturazione all’Architetto napoletano Guglielmo Turi, che operò stravolgimenti nella facciata, dalla quale furono eliminati tutti gli ornamenti barocchi fanzighiani. Il rifacimento degli interni fu affidato ad artisti del tempo, come Giuseppe Cammarano, Gennaro Maldarelli e Gennaro Aveta, autori di diversi affreschi e bassorilievi. Purtroppo, non si fecero scrupolo di operare su precedenti opere barocche, di fatto annullandole; in particolare, la “Apoteosi di Saffo e Apollo” del Cammarano, sul soffitto dell'attuale scalone, cancellò un precedente affresco di Luca Giordano.
Fonte: "guidanapoli.com"
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