Edificato nel ‘600 dai Viceré spagnoli, poi passato ai Borbone, ai Savoia e, dal 1946, allo Stato Italiano, il Palazzo è stato per secoli centro del potere; ancora oggi, sulla piazza del Plebiscito (l’antico Largo di Palazzo), si affacciano le sedi del Comando Militare in Italia Meridionale e della Prefettura. Attualmente, il Palazzo ospita il Museo dell'Appartamento storico e la ricchissima Biblioteca Nazionale; inoltre, è sede della Soprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici ed Etnoantropologici di Napoli. Il progetto fu affidato dal Viceré Fernando Ruiz de Castro all'Architetto Domenico Fontana, che lo improntò a canoni tardo-rinascimentali. Un secolo dopo, all'originario corpo quadrato fu aggiunto il "Braccio Nuovo", voluto da Carlo di Borbone; un corpo a "L", proteso verso il Castel Nuovo, dove attualmente ha sede la Biblioteca. Ferdinando II di Borbone, a seguito di un incendio (1837), dispose radicali lavori di sistemazione che, sotto la guida dell'Architetto Gaetano Genovese, ampliarono l'antica fabbrica, conferendole un'impronta architettonica unitaria. Si deve al Fontana la lunghissima facciata manierista (169 metri), le cui arcate inferiori furono in seguito parzialmente chiuse. Nel 1888, Umberto I vi fece collocare, nelle nicchie, otto statue dei Re di Napoli, i primi delle rispettive dinastie, nell’intento di rappresentare la continuità della dinastia sabauda nella storia di Napoli: Ruggiero il Normanno; Federico II di Svevia; Carlo I d'Angiò; Alfonso I d'Aragona; Carlo V; Carlo III di Borbone; Gioacchino Murat; Vittorio Emanuele III. Dal Cortile d'Onore si accede a sinistra ai Giardini Reali, a destra al Cortile delle Carrozze ed al Cortile del Belvedere mentre lo Scalone d’onore introduce agli Appartamenti storici, allestiti come percorso museale. Di particolare bellezza è il Teatrino di Corte; realizzato da Fuga a metà del Settecento, conserva ancora le originali statue in cartapesta e gesso raffiguranti Apollo, Minerva, Mercurio e le Muse. Non si può però dimenticare la Sala del Seicento Napoletano, la prima delle stanze che componevano l’appartamento di Maria Amalia di Sassonia, sposa di Carlo III, contenente opere di Vaccaro e Jusepe de Ribera. Degno di nota è il soffitto, che presenta una particolare composizione a “ramage”, e cioè un disegno Rococò a fogliame, di stucchi bianchi e oro. I giardini sorgono in un'area sempre tenuta verde dai regnanti di Napoli già dalla fondazione di Castel Nuovo a fine XIII secolo, poi sistemata a parco in epoca vicereale con viali, statue, “giardini segreti”, il tutto cinto da una cancellata in ferro con lance a punta dorata, su cui si apre, dal 1926, proprio di fronte a Castel Nuovo, un ingresso delimitato da statue in ferro di Palafrenieri (conosciute col nome di "cavalli di bronzo"), opera del Barone Clodt von Jürgensburg, dono dello Zar Nicola I a Ferdinando II in ricordo della visita del 1845. In fondo ai giardini, una rampa conduce alle Scuderie ottocentesche, oggi recuperate ad uso espositivo.
Fonte: "cir.campania.beniculturali.it"
Fonte immagine: "vesuviolive.it – flickr.com"