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Palazzo Latilla

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Descrizione

I lavori, affidati all’architetto Mario Gioffredo ed iniziati nel 1758, termineranno tre anni dopo e interessarono la prima unità edilizia, attualmente occupata dalle strutture dell’Università di Napoli (dal 1988 ospita il MAED, il Centro CITTAM, il Centro Urban/Eco). Ma quello che oggi appare come il volume di un’unica costruzione, è il risultato di ulteriori ampliamenti iniziati subito dopo l’anno in cui il Consigliere Ferdinando Latilla andrà ad abitare la sua nuova casa. Nella facciata del Palazzo, per la quale nell’uso sia del piperno grigio, utilizzato anche negli archi ribassati degli ingressi alle botteghe, sia dell’intonaco rosso, Gioffredo ripropone il recupero delle qualità cromatiche del Barocco napoletano, scompare ogni elemento di scansione geometrica mentre nel disegno delle aperture, di intenzionale semplicità, egli sembra quasi approdare ad una razionalità neoclassica. In questa lunga sequenza di balconi, alternati a finestre, le leggere cornici marcapiano di piperno sottolineano l’orizzontalità di ognuno dei quattro livelli. Nell’organizzazione della facciata, gli unici elementi di grande composizione plastica restano i tre portali: quello centrale a tutto sesto in piperno, i due estremi con composizione più complessa ed in materiali diversi. Con i portali, l’elemento di maggior pregio architettonico dell’edificio è sicuramente la scala: dopo due primi rampanti, disposti in maniera simmetrica rispetto al vano d’invito, il corpo scale si sviluppa su un solo lato, piegando a novanta gradi sulla sinistra del cortile, e con una doppia rampa, interrotta da ballatoi e coperta da volte a crociera, sale fino al secondo livello per poi continuare con una rampa parallela, ma disposta nella direzione opposta alla prima, ai piani superiori. Una soluzione complessa quella di Gioffredo, che denuncia un debito nei confronti delle più celebri scale aperte del Sanfelice, conservando però una grande autonomia rispetto ai modelli di riferimento grazie ad una notevole padronanza progettuale, rifiutando ogni tentativo di simmetria, usando una disposizione eccentrica delle bucature, con rampe e ballatoi a dichiarare sia l’organizzazione strutturale, sia i diversi livelli distributivi degli appartamenti. La cappella privata, ancora esistente, risulta l’unico ambiente recuperato e restaurato nella sua integrità spaziale e decorativa, costituendo, così, anche l’unica interessante testimonianza di quel gusto barocco che Gioffredo, così attento alle nuove istanze teoriche, espresse per questo edificio privato.
Fonte: "unina.it"
Fonte immagine: "unina.it"

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  • Architettura
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