Il Palazzo della Dogana è ubicato in piazza Amendola, già piazza Centrale, sovrastato dalla Torre dell'Orologio e fronteggiato dall'Obelisco di Carlo II d'Asburgo. L'edificio, emporio commerciale da cui il nome di Dogana, già esisteva nel 1007; non è conosciuta la data di edificazione. Comunque, fu uno dei primi edifici pubblici della rinnovata Avellino, e sin dal Medioevo rappresentò un'importante struttura per la cittadina, dato che l'abbondanza di merci (cereali e legumi) che vi passavano, richiedeva la presenza di tanti dipendenti (un centinaio). In pratica, svolse le funzioni di “Borsa Merci”, visto che vi si formavano i prezzi da praticare anche su altri mercati e fu sede di importanti Fiere, come quella di San Modestino, che si teneva il 29 e 30 maggio, e quella di Santa Maria Assunta, il 14 agosto. Il mercato settimanale, nei giorni di martedì e sabato e che ancora oggi sopravvive anche se in altro luogo, veniva effettuato nella piazzetta antistante il Palazzo della Dogana. Il Feudatario Francesco Marino I Caracciolo, quarto Principe di Avellino, durante il XVII secolo fece abbellire la città dall'artista di Clusone, Cosimo Fanzago. Uno degli interventi interessò proprio la Dogana, che 1657 venne restaurata in stile barocco, abbellita e ricoperta da nicchie e lunette dove alloggiare statue classiche e busti in marmo. Gli altri riquadri contenevano nicchie dove erano sistemati i busti in marmo raffiguranti Augusto, Adriano, Antonino Pio e Pericle. Erano presenti, in altre due nicchie, una bellissima statua di Venere, scultura greca di scuola prassitelica e, ovviamente in posizione privilegiata, quella del committente, il Principe Marino I Caracciolo, in armatura cinquecentesca. Ai lati della porta centrale si trovavano Diana ed un Efebo, sull'attico una Niobide ed Apollo. Il tremendo terremoto del 1732 causò il danneggiamento di numerose statue che adornavano il Palazzo. Già l'abolizione dei diritti feudali (2 agosto 1806) aveva avviato la decadenza della Dogana, che subì il colpo di grazia col trasferimento in altro sito delle attività ad essa in precedenza facenti capo. Il 17 novembre 1992, un incendio distrusse l'interno, lasciando in piedi solo le pareti perimetrali, ed oggi (2016) nulla resta delle statue.
Fonte: "irpinia.info"
Fonte immagine: "contattolab.it"