L’ex carcere dell’isola di Procida è un imponente edificio sul mare, realizzato sul finire del XVI secolo per volere del Cardinale Innico d’Avalos dagli architetti Cavagna e Tortelli. Il complesso monumentale, dopo essere stato Palazzo Reale dei Borbone e tra i 22 beni allodiali della Corona, nel 1815 venne trasformato in scuola militare e poi nel 1830 in carcere del Regno. Successivi ampliamenti vennero realizzati dal 1840, fino a diventare carcere di massima sicurezza dello Stato italiano dopo l’Unità d’Italia. Nel carcere di Procida sono stati detenuti Cesare Rosaroll e Luigi Settembrini, e dopo la caduta della repubblica di Salò, dal ’45 al ’50, vale a dire fino all’indulto Togliatti, furono rinchiusi tutti i principali capi della “nomenclatura fascista”, da Graziani, a Teruzzi, a Cassinelli, nonchè Julio Valerio Borghese. Il complesso monumentale è costituito dal Palazzo D’Avalos, il cortile, la Caserma delle Guardie, l’Edificio delle Celle singole, il Padiglione delle Guardie, l’Edificio dei Veterani, la Medicheria, la Casa del Direttore, il tenimento agricolo detto la Spianata (di circa 18000 metri quadrati). Il fatto che il Palazzo sia stato voluto dal colto Signore del Rinascimento, improntandolo a canoni di bellezza, e abitato da Carlo III di Borbone, Re illuminato, fa contrasto con il luogo di pena che poi divenne: oggi una semplice visita lo rivela come un posto unico, un luogo dell’anima, in cui si avverte una forte tensione emotiva. Infatti, nell’ex carcere tutto è ancora lì, tra le celle e gli androni rinascimentali, consunto e fermato dal tempo: le vecchie divise, le scarpe sul pavimento polveroso e poi le brande arrugginite, le balle di cotone un tempo lavorate nell’opificio, e finanche il lettino per gli interventi ambulatoriali.
Fonte: "comune.procida.na.it"
Fonte immagine: "teleischia.com"