La sede prescelta per l’allocazione del museo fu la Pseudocripta, sottostante la basilica cattedrale, che conserva elementi strutturali di età romana, lacerti pavimentali in opus sectile, frammenti di pittura di età altomedievale (in particolare il notissimo ciclo di san Barbato) e gotica (tra cui la celebre Madonna della misericordia). Di questo prestigioso monumento ebbero ad occuparsi insigni studiosi italiani e stranieri da Americo Meomartini a Hans Belting, da Mario Rotili a Marcello Rotili da Gioia Bertelli Buquicchio sino a Silvio Carella. Ma agli inizi del nuovo secolo, scandito dalla celebrazione del Giubileo del 2000, emerse la necessità di un ampliamento del museo stesso dagli spazi offerti dalla pseudocripta ai locali adiacenti e di un riallestimento dell’esistente, onde consentire l’esposizione di altre importantissime collezioni e specialmente di quanto rimaneva del tesoro recuperato e in parte restaurato, già vanto della chiesa cattedrale. Dal 2005 è stata interessata da una campagna di scavi archeologici e da una serie di interventi strutturali, ed è stata riaperta ufficialmente alla pubblica fruizione sabato 28 novembre 2015. In tal modo il Museo diocesano può contare sulla Sezione archeologica, costituita dal percorso ipogeo sotto la cattedrale, e sulla Pseudocripta, il cui percorso di visita unisce il dato architettonico, le emergenze archeologiche, i lacerti pittorici, i manufatti lapidei e le testimonianze storico-artistiche, e intende narrare in sequenza la storia e la vita della Chiesa beneventana. Il viaggio inizia dalla romanità (manufatti lapidei e sedici ampolle vitree databili tra i secoli I-IV d. C.).
Fonte: "diocesidibenevento.it"
Fonte immagine: "diocesidibenevento.it"