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Museo del Tesoro di San Gennaro

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Descrizione

Il Museo del Tesoro di San Gennaro si trova accanto al Duomo di Napoli, sotto ai portici. Raccoglie reliquie e oggetti preziosi diventati oracoli di fede, comprende anche statue, candelabri e argenti vari, che i devoti hanno gelosamente protetto durante i numerosi saccheggi della città. La tradizione narra che, alla morte del martire, il suo sangue sia stato raccolto da una donna molto devota che lo sistemò in varie ampolline. Si racconta inoltre che fu decapitato su una pietra a Pozzuoli e che il 19 settembre di ogni anno, giorno della sua morte, questo masso diventi di un rosso molto accesso a causa del sangue del martire che si scioglie. La grande devozione e venerazione che la gente nutre per San Gennaro è strettamente legata al suo sangue, che attualmente è gelosamente conservato all’interno del Duomo di Napoli, insieme con il suo busto, in cui sono situate le ossa che sembra appartengano al suo cranio. Il miracolo di San Gennaro si svolge due volte l’anno, il 19 settembre e il sabato che precede la prima domenica di maggio, e si verifica quando il sangue del Santo si liquefà. Napoletani e credenti sparsi in tutto il mondo attendono con ansia che il miracolo abbia luogo e valutano le sorti della città di Napoli in base al tempo che il sangue impiega a liquefarsi: più è lungo, più il destino appare nefasto. Il primo miracolo del sangue di San Gennaro, storicamente accertato, avvenne il 17 agosto 1389, durante le numerose dominazioni straniere a Napoli. Originariamente, nei giorni del miracolo, sedevano sulle prime panche della Chiesa le cosiddette “parenti di San Gennaro”, ovvero donne di estrazione popolare, native dei quartieri del Molo Piccolo, che imploravano e sollecitavano il busto del Santo affinché lo scioglimento avvenisse nel minor tempo possibile. La costruzione del Museo di San Gennaro non è stata casuale o accidentale, ma programmata in ogni minimo dettaglio, perché troppo forte era la volontà di onorare il Santo Patrono. Il 13 gennaio del 1527, gli eletti della città di Napoli stavano pianificando l’edificazione di un luogo che fosse in grado di accogliere in modo adeguato il reliquario di San Gennaro. Ci vollero molti secoli, ma finalmente il progetto trovò riscontro nella realtà e così venne eretto quello che oggi è conosciuto come il Museo del Tesoro, dove arte e fede diventano una sola cosa. Qui è possibile ripercorrere la storia di “Faccia Gialla”, il nome con cui i partenopei chiamano il Santo, dovuto alla sua statua più famosa in argento dorato. Tra libri, oggetti e statue che gli appartenevano, il Museo è una minuziosa esibizione di tutto quello che riguarda la sua vita. Tutti i preziosi pezzi, dal grande valore affettivo e sentimentale, sono esposti sopra delle pedane o contenuti in teche molto modeste, per creare un suggestivo contrasto tra la pregevolezza delle opere esibite e l’umiltà dei sostegni. Esempi di grande artigianato e di un’antica manifattura che si è tramandata nel corso del tempo, gli oggetti esibiti nella sezione degli Argenti sono la testimonianza di una lunga tradizione che dura da 7 secoli. Cestelli, pissidi, candelabri, calici e statue dei Santi Patroni, documentano la magistrale esperienza e la straordinaria capacità di argentieri e scultori napoletani, che hanno saputo coniugare sapienza tecnica e creatività; un tempo erano utilizzati quotidianamente in Chiesa, durante la celebrazione della messa. Per concludere il percorso in bellezza, una rampa di scale condurrà alle Sacrestie, dove si trovano stupende volte affrescate e meravigliosi marmi. La venerazione di San Gennaro, così sincera, viva e fortemente sentita dai napoletani, subì un grande ridimensionamento in seguito al Concilio Vaticano del 1964. Ma, come è noto, ai napoletani non manca mai la forza di reagire e subito, per vichi e “vicarielli”, si sviluppò una forte risposta a questa sentenza: tra le tante, famosa è la scritta: “San Gennà, futtetenne” (San Gennaro, fregatene).
Fonte: "10cose.it"
Fonte immagine: "radio3.rai.it"

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