Il 7 febbraio 1882 veniva fondato il Museo Artistico Industriale, per iniziativa del Principe Filangieri con la collaborazione di Domenico Morelli, Filippo Palizzi (l’allora direttore) e Giovanni Tesorone. Questo favoloso progetto intendeva dare un nuovo impulso alle arti applicate e una solida formazione ai giovani artisti-artigiani. Cambiava, così, la tradizionale concezione di museo: non più un semplice contenitore di oggetti, ma un’istituzione che desse la possibilità di immergersi concretamente nello studio di nuovi e antichi manufatti, “un testo di storia dell’arte a tre dimensioni”. A tale scopo, vennero istituite le Scuole-Officine adibite alla formazione di artigiani qualificati nella ceramica, nella lavorazione dei metalli, nell’ebanisteria, nell’oreficeria, “con particolare attenzione ai nuovi processi di fabbricazione industriale” per i quali era fondamentale il binomio bellezza-utilità. Oggi, il Museo fa parte del più ampio Istituto Statale d’Arte Filippo Palizzi, che ospita anche una prestigiosa biblioteca composta da circa ottomila volumi, tra cui rare pubblicazioni e raccolte sulle Arti Applicate. È situato nell’attuale sede dell’ex Collegio della Marina Borbonica, già Convento di Santa Maria della Soledad, in Piazzetta Salazar. Due le sezioni che si affiancano nel percorso museale: “collezioni” e “produzioni”. La sezione “collezioni” comprende i manufatti donati da collezionisti privati o famose fabbriche e attraversano trasversalmente varie epoche, avvicinandosi progressivamente al concetto di arte applicata all’industria. Molte opere sono state donate da Palizzi stesso, eccelso pittore ottocentesco, come il disegno preparatorio del tondo “Leone e scena di caccia grossa” e la ”Fontana con elementi naturalistici”. La raccolta più consistente è costituita dalle ceramiche e sono presenti anche una sezione di arte islamica e una di arte orientale: la prima è costituita da serie di mattonelle persiane, turche, egiziane, siriane e indiane che, nell’insieme, consentono uno studio dell’evoluzione della tecnica del lustro metallico; la seconda presenta porcellane, smalti e bronzi provenienti dalla Cina e dal Giappone, evidenti espressioni del gusto per l’arte orientale, largamente diffuso nel XIX secolo in Europa. La sezione “produzioni” comprende i manufatti dei migliori allievi delle Scuole Officine sin dal 1882: una concreta testimonianza dei cambiamenti avvenuti nel gusto e nelle tecniche delle arti applicate.
Fonte: "napolitan.it"
Fonte immagine: "campaniatour.it"