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Monastero di San Paolo al Deserto

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Descrizione

Il Monastero ed il suo famoso belvedere sui golfi di Napoli e Salerno hanno reso questa località tra le più celebri della Campania. Durante il “Gran Tour” costituì una delle tappe più ricorrenti; personaggi come Goethe, Nietzche, Wagner e Stendhal ne rimasero esterrefatti e ne esaltarono la sua bellezza. Il belvedere posto sul tetto del Convento offre un panorama davvero eccezionale; su una delle sue torri si può leggere il monito: “tempus breve est”. Dopo il recente restauro, il complesso monastico ha riacquistando l'antico splendore. Nel 1679, I Padri Carmelitani Scalzi supplicarono il Pontefice per ottenere il permesso di edificare, in cima alla collina del Deserto, una casa monastica sotto il titolo di clausura. Avuta la concessione, i Carmelitani iniziarono subito la costruzione e la completarono con il denaro mandato dai loro confratelli in missione in Persia e Malabar. Il nuovo Convento, costruito su vasta pianta, fu messo sotto il titolo del Monte Calvario, ma nel 1746 vi erano solo tre Padri ed un Frate. Il Monastero fu soppresso da Murat nel 1810 e per un certo tempo ne furono custodi due fratelli laici. Poi fu dato in congrua al Parroco di Sant’Agata, ma da allora cominciò ad andare in rovina finché, nel 1859, Francesco II lo restituì ai Teresiani. Ma dopo pochi mesi, la rivoluzione del 1860 rese nullo il decreto del Re e l'edificio fu nuovamente abbandonato. Nel 1866, il Marchese Casanova, dopo aver visitato il Convento, sollecitò Padre Ludovico da Casoria a fondarvi una casa del suo ordine. Così, la vigilia di Pentecoste del 1867 si riaprì il Deserto per uso di ospizio di poveri orfanelli, ai quali furono poi aggiunti i vecchi poveri ed inabili al lavoro. Pochi decenni or sono, ridotti di numero i Padri Bigi e soppresso l'Ordine, il Convento rimase in abbandono e poi passò alle Benedettine di San Paolo. All'edificio sono stati apportati radicali restauri; bellissima è la sala maiolicata. Nei pressi del Monastero, in località Vadabillo, è stata scoperta una necropoli edificata dai coloni greci e contenente diversi sarcofagi di tufo, risalenti al VII-VI secolo a.C. Il ritrovamento di un'anfora su cui è raffigurata una sirena alata ha dato forza all'ipotesi dell'esistenza su questa collina del tempio delle sirene. Alcuni dei reperti archeologici sono custoditi presso il Museo Archeologico Georges Vallet, di Piano di Sorrento.
Fonte: "massalubrense.it"
Fonte immagine: "mapio.net"

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