Anticamente era identificato con la palude Stigia, su cui Caronte trasportava verso l’Ade le anime dei defunti. Deve il suo nome a Miseno, trombettiere dell’esercito troiano al seguito di Enea (dall’Eneide di Viriglio – libro VI), che proprio nelle acque marine antistanti il Lago annega tra gli impetuosi flutti. Enea, ritrovato il corpo, lo seppellisce sotto un grande cumulo di terra per offrirgli una degna sepoltura, il promontorio di Capo Miseno, a perenne memoria dell’eroico compagno. Di origine lagunare, il Lago Miseno occupa il cratere di un vulcano spento, con una estensione superiore ai 40 ettari ed un perimetro di circa 2800 metri, mentre la profondità media è di 2,25 metri e quella massima di 4 metri. È separato dal mare da una barriera sabbiosa larga circa 200 metri, ma è collegato con esso attraverso due foci: la prima ubicata in prossimità dell’abitato di Miliscola e la seconda localizzata nei pressi della baia di Miseno. In epoca romana, il Lago fu adibito a porto dell’antica città di Cuma. Nel 37 a.C., in occasione della guerra civile tra Ottaviano e Sesto Pompeo, fu destinato ad ospitare la flotta navale per il controllo del Mar Tirreno. Il complesso portuale del Lago si compone di un avamporto delimitato da Capo Miseno e Punta Pennata, collegato, mediante un ampio passaggio anticamente attrezzato con un ponte ligneo girevole, ad uno specchio d’acqua più interno, detto “Maremorto” per l’aspetto stagnante delle sue acque.
Fonte: "efestoval.it"
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