26,40 metri di bellezza barocca in piazza San Domenico Maggiore a “Spaccanapoli”, la Guglia è un trionfo di sirene, stemmi, medaglioni e puttini di piperno, tufo e marmo, in dialogo con la decorazione della vicina Chiesa omonima. È stato il secondo obelisco costruito a Napoli, dopo quello di San Gennaro situato in piazzetta Riario Sforza, nei pressi del Duomo. La Guglia risale al 1656 e fu voluta dai Frati Domenicani come ex voto nei confronti di San Domenico, per chiedere la fine della violenta ondata di peste che stava sconvolgendo la città in quel periodo. L’opera dapprima fu affidata al grande Architetto Cosimo Fanzago, che però realizzò solo il basamento con due iscrizioni e due busti di sirene, omaggio alla città partenopea. Il progetto passò poi a Francesco Antonio Picchiatti, che realizzò la parte superiore dell’obelisco con i medaglioni dei Santi dell’ordine domenicano. I lavori, però, andarono molto a rilento e soltanto grazie a Domenico Antonio Vaccaro, nel 1737, fu possibile inaugurare la Guglia mentre la statua di San Domenico, l’unica in bronzo, fu posizionata sulla sommità solo nel 1747. Alcuni documenti attestano che Fanzago fu costretto a inserire i simboli di Partenope sulla base dell’obelisco, per adempiere agli accordi tra città e Chiesa. Furono infatti inseriti gli stemmi di Napoli, dell’ordine dei Domenicani, dei Re di Spagna e del Viceré d’Aragona. Fanzago fu probabilmente cacciato dal cantiere perché troppo lento. I quattro Santi Domenicani raffigurati sul secondo registro dell’obelisco sono: San Pio V, Sant’Agnese, San Vincenzo Ferrer, Santa Margherita. Sopra di loro spiccano San Giacinto, San Pietro Martire, San Ludovico e San Raimondo.
Fonte: "vocedinapoli.it"
Fonte immagine: "raffer.it"