La Galleria Umberto I è stata, ed è tutt’oggi, uno dei centri del commercio napoletano più fiorenti. La sua costruzione, avvenuta tra il 1887 e il 1890 per opera di Luigi Emanuele Rocco, Ernesto di Mauro e Antonio Curri, sorge su vicoletti che un tempo collegavano la via principale a Castel Nuovo; poco curati igienicamente, furono numerose qui le epidemie napoletane, ben nove, così da spingere i governanti a realizzare un piano di risanamento, tra il 1835 e il 1884, che includeva appunto la realizzazione della Galleria. L’edificio, che ha il suo ingresso principale su via San Carlo, ha altri tre ingressi: da via Toledo, via Santa Brigida e via Verdi. Oltre alle meravigliose sculture e agli splendidi motivi architettonici che ne compongono le diverse facciate esterne e le altrettante strutture interne, quello che maggiormente cattura lo sguardo del visitatore è, senza dubbio alcuno, l’incanto della volta in ferro e vetro progettata da Paolo Boubée. La copertura in vetro è stata completamente ricostruita in seguito alla totale distruzione dovuta alla Seconda Guerra Mondiale, così come anche il pavimento in mosaico raffigurante i venti e i segni dello zodiaco, ad opera della ditta Padoan di Venezia. La Galleria, inaugurata nel novembre del 1890, nasconde un edificio segreto: il Salone Margherita. Questo ambiente, per idea dei fratelli Marino di Napoli, sorse sulla scia dei café-chantant francesi, tant’è che i menù erano scritti in lingua francese, i camerieri si esprimevano in lingua francese, gli ospiti conversavano in lingua francese, i contratti degli artisti erano scritti in lingua francese. Il Salone Margherita, inaugurato il 15 Novembre 1890, chiuso poi nel 1982, è stato di recente riaperto per ospitare mostre, spettacoli, e serate di tango. Quello che è stato a lungo considerato simbolo della Belle Èpoque non era, però, l’unico salone presente sul territorio (un altro si trovava nel Palazzo Berio di Toledo, accanto alla Funicolare Centrale, la cui realizzazione ha comportato la demolizione di parte del Palazzo), ma era l’unico in Italia a presentare spettacoli con ballerine di Can-can. Tra gli ospiti: Matilde Serao, Edoardo Scarfoglio, Gabriele D’Annunzio, Salvatore di Giacomo, Ferdinando Russo; e non sono pochi coloro i quali hanno consacrato qui la loro carriera, proprio come Raffaele Viviani. Teatro non solo di spettacoli di finzione, ma anche di scongiurate tragedie: Lucy Nanon ad esempio, scampata alla morte per mano del camorrista Raffaele Di Pasquale, al quale la chanteuse non si concesse.
Fonte: "vesuviolive.it"
Fonte immagine: "arte.it"