Sul Monte Oppido sono stati rinvenuti i resti di mura ciclopiche, tipiche dei villaggi-fortezza sannitici (oppida) sorti sulle cime dei monti; i Sanniti, continuamente assediati dai Romani, costruivano queste cinte fortificate nel cui perimetro si rifugiavano in caso di pericolo, e tanto ampie da poter contenere sia le abitazioni, sempre di tipo precario, che i recinti per le greggi e i terreni per il pascolo. Solitamente (il caso di Oppido Vetere ne è un esempio) la cinta muraria realizzata in opera poligonale, cioè con grossi blocchi lapidei a secco, integrava un sistema difensivo naturale dato dalla difficilissima accessibilità del luogo, in genere una cima montuosa con notevoli salti di quota a strapiombo. All’interno dell’area recintata di Oppido sono stati trovati numerosi frammenti fittili, soprattutto resti di tegole e di vasellame, oltre alle fondazioni di un edificio di notevoli dimensioni, la cui planimetria farebbe pensare ad un Castello medioevale, e quindi ad una successiva utilizzazione dello stesso sito. In contrada Civita è stato rinvenuto nel 1986 un termine graccano, recante una scritta in cui è citato Caio Gracco, figlio di Tiberio della famiglia Sempronia, che dal 131 al 121 a.C. fece parte delle commissioni agrarie. Il ritrovamento ha confermato l’ipotesi che il territorio dell’Alto Ofanto fosse stato interessato dalla riforma agraria promossa dai Gracchi nel I secolo a.C., in base alla quale l’agro pubblico fu redistribuito tra i privati con delle limitazioni che consentissero ai cittadini romani meno abbienti di riceverne delle quote. Le terre furono quindi suddivise in lotti quadrati secondo un reticolo regolare di strade intersecantisi ad angolo retto; all’interno di tale reticolo, ad intervalli regolari, venivano collocati i cippi terminali. Un’altra importante testimonianza della romanizzazione dell’Alto Ofanto è costituita da una stele ritrovata nel secolo scorso sempre nella zona di Oppido, e risalente all’età di Domiziano (81-96 d.C.). La stele reca una dedica al Dio Silvano, da parte di un certo Lucio Domizio Faone, il quale dona alcuni suoi possedimenti al collegio dei sacerdoti della divinità, adempiendo un voto fatto per la salute del sovrano e della sua famiglia. La stele è conservata nel Museo di Avellino. Dal catalogo dei Baroni si rileva che il feudo di Oppido, istituito dai Normanni, fu annesso a quello di Sant’Angelo dei Lombardi nel XIV secolo; tra i Signori si ricordano i Balvano, i Gianvilla, i Caracciolo, e gli Imperiale che furono gli ultimi Feudatari.
Fonte: "avellino-calcio.it"
Fonte immagine: "panoramio.com"