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Fontane della via d'acqua

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Le Fontane della spettacolare via d’acqua che attraversa la seconda parte del Parco Reale, al centro di un lungo corso che sale verso le colline circostanti seguendo il naturale pendìo, sono gli elementi di maggiore suggestione dell'intero paesaggio, grazie al loro ricco apparato scultoreo. La Fontana dei Delfini riproduce la figura di un mostro marino, con la testa di un delfino, fiancheggiata da due delfini più piccoli. Le sculture, in travertino di Bellona, furono eseguite da Gaetano Salomone tra il 1776 e il 1779. Il disegno appartiene a Carlo Vanvitelli, che rielabora quelli del padre. Dalla bocca dei mostri fuoriescono i getti d’acqua, che ricadono in una vasca luna 470 metri e larga 27 metri, con una profondità di 3 metri. Sullo sfondo, un bugnato listato crea l’effetto naturalistico delle rocce in un gioco tra il geometrico e il naturale. La Fontana nasconde, sotto gli scogli tufacei, una grotta percorribile con sedili di sosta. Da quella dei Delfini, seguendo il corso d’acqua si arriva alla Fontana di Eolo. Essa rappresenta il Dio dei venti che, sollecitato dalla Dea Giunone, scatena la furia dei venti contro Enea ed i Troiani. Le 28 statue (il progetto originale ne prevedeva 54) sono state realizzate da Gaetano Salomone, Brunelli, Violani, Persico e Solari; una cascata cade dall’alto dello spettacolare emiciclo che circonda la Fontana. Il modello del grande gruppo scultoreo di Eolo e Giunone su un carro trainato da pavoni, parte del disegno iniziale non realizzata, si trova attualmente (2017) all’ingresso degli uffici della Soprintendenza. Allo stesso modo, nel bacino della Fontana che rappresenta il mare delle isole Eolie, dovevano essere creati tre isolotti per i monti siciliani Peloro, Pachino e Lilibeo. Dei tre, solo i primi due sono stati fatti, privi di statuaria. La Fontana successiva raffigura Cerere, Dea della fertilità dei campi, circondata da ninfe, amorini, coppie di tritoni e due delfini che suonano la buccina. La Dea sostiene il medaglione della Trinacria e ai lati sono rappresentati, sotto forma di divinità maschili, i due fiumi siciliani: l’Anapo (l’antico Alfeo) e l’Aretusa. La ninfa di Diana è trasformata in fonte per sfuggire all’amore di Alfeo, che a sua volta si mutò in fiume per raggiungere l’amata. In origine, Cerere aveva il capo ornato di spighe di grano, mentre le nereidi avevano in mano le spighe di bronzo, che vennero tolte durante l’occupazione francese. La splendida composizione scultorea, dall’armonica forma piramidale, è opera di Gaetano Salomone e fu realizzata in marmo di Carrara e pietra di travertino, tra il 1783 e il 1785. La Fontana di Venere e Adone, realizzata da Gaetano Salomone in marmo di Carrara, rappresenta il momento in cui la prima implora invano il secondo di non andare a caccia, nel tentativo di scongiurare il compiersi del suo tragico destino. Intorno al giovane cani festosi per l’imminente battuta di caccia, mentre in attesa su uno scoglio è il cinghiale che lo ferirà a morte. Una folla di ninfe e amorini partecipa al dolore della Dea. Alla fine del Parco, dominato dalla cascata alta 82 metri, c’è un grande bacino d’acqua ornato con il celebre gruppo di Diana e Atteone, scolpito da Paolo Persico, Pietro Solari e Angelo Brunelli. Da una parte è la Dea della caccia e dei boschi (non a caso, l’area retrostante è quella del Bosco di San Silvestro), circondata da ninfe pronte a tuffarsi in acqua; dall’altro lato è Atteone, che avendo osato guardare Diana nella sua nudità, viene da lei trasformato in cervo che in seguito verrà sbranato dai suoi stessi cani. Tra queste sculture, ruggisce forte la grande cascata, come simbolo di vita e di purificazione. Il culto della Dea Diana era molto popolare nella zona di Caserta, ricca di foreste e animali selvatici. A lei, col nome di Tifatina, era dedicato un tempio sulle cui rovine fu costruita la Basilica di Sant’Angelo in Formis. Su entrambi i lati della Fontana di Diana e Atteone, vi sono due scalinate che conducono in cima alla cascata, dove è possibile trovare una piccola caverna artificiale, progettata da Vanvitelli per essere utilizzata come gazebo, data la spettacolare vista che da qui si può godere del territorio che da Caserta si estende fino a Napoli, mostrando nella sua pienezza il cosiddetto “Effetto Cannocchiale”.
Fonte: "reggiadicasertaunofficial.it"
Fonte immagine: "flickr.com - fotocommunity.it"

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