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Fontana di Spina Corona

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Descrizione

La Fontana di Spinacorona, detta “delle zizze”, poggia sul muro perimetrale della chiesa di Santa Caterina della Spina Corona, un tempo denominata “dei Trinettari” per la presenza nella zona di artigiani e mercanti di trine di seta e merletti. Il soggetto principale della Fontana è la sirena Parthenope, nell’iconografia mitologica classica donna-rapace che è in procinto di spegnere le fiamme del vulcano Vesuvio con l'acqua che le sgorga dai seni (le “zizze” in napoletano). Di Parthenope scrisse Omero, una delle tre sirene che, dopo aver fallito il tentativo di far naufragare Ulisse, si lasciano annegare; il suo corpo senza vita viene portato dalle correnti sull’isolotto di Megaride (dove sorge il Castel dell’Ovo). I coloni greci, dopo averla raccolta, erigono una tomba perché ospiti le spoglie della sirena vergine (la parola greca “parthènos” significa vergine) e danno il suo nome alla città fondata nei pressi del monumento funerario. La Fontana, nella sua forma attuale, è attribuita allo scultore Giovanni da Nola, al secolo Giovanni Merliano, che la restaurò nel 1540 per volere del Viceré Don Pedro di Toledo, che gli fece apporre lo stemma di Carlo V: quello a scacchi del Viceré nonché quello rosso e dorato della città. Alcune fonti menzionano una preesistente e più antica fontana: ad esempio la “Platea delle acque”, del 1498, che informa di una fontanina nel luogo alimentata dalle acque del pozzo di San Marcellino, le stesse del “perduto” fiume Sebeto. La struttura principale, invece, con il Vesuvio e la statua, risultano, secondo il Celano, risalenti ad un’epoca ancora più antica, presumibilmente XII secolo. Questa ipotesi è basata sul fatto che la lava raffigurata nell’opera fuoriesce dai lati del monte, mentre l’eruzione dalla cima si è verificata solo nel 1631. Altre fonti, la indicano presente già nel 1139 e, probabilmente, prendeva il nome di Spinacorona da un dipinto posto sull’altare maggiore della chiesa alla quale è addossata, rappresentante un crocifisso il cui sangue viene raccolto in un vaso. La struttura della fontana, di forma rettangolare, è realizzata in marmo, adornata da ghirlande e da stemmi. Ai lati della vasca troviamo due lastre con lo stemma di Carlo V, posto tra le Colonne d’Ercole. Al centro, sulla sommità del Vesuvio, è posta la sirena che spegne le fiamme dell’incendio conseguente l’eruzione, con l’acqua che fuoriesce dai suoi seni, segno di fecondità e abbondanza. Pare che Don Pedro di Toledo avrebbe espresso così anche il desiderio di placare, con la dolcezza, gli ardori del vulcanico popolo napoletano. Alle falde del monte, rivoli di lava e un violino. Al di sopra, si trovava una targa in marmo su cui era incisa la frase “Dum Vesevi Syerena Incendia Mulcet” (Mentre la Sirena addolcisce l’incendio del Vesuvio). Nel 1870, vennero realizzati altri restauri e durante i successivi lavori urbanistici del Risanamento, la Fontana venne temporaneamente rimossa per essere poi ricollocata nel luogo originale. Dopo un ulteriore intervento di restauro del 1920 da parte dello scultore Cerino, nel 1925 si decise di spostare definitivamente la Fontana nel Museo di San Martino e, nel 1931, venne collocata in sostituzione una copia realizzata dallo scultore Achille d’Orsi.
Fonte: "Le fontane di Napoli"
Fonte immagine: "napolitan.it"

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