Il Faro di Capo Miseno si erge all’estremità della penisola flegrea, sulla punta di quel promontorio che in origine era parte di un cratere. Illumina il Golfo di Pozzuoli e il canale di Procida, rotta obbligatoria e molto trafficata per raggiungere le isole di Ischia e Capri. La prima costruzione, di inizio 1800, fu colpita e ridotta in macerie nel 1943, quasi alla fine della Seconda Guerra Mondiale, dai guastatori tedeschi in ritirata dal Mezzogiorno. La struttura come si presenta oggi risale al 1948, anno in cui si portarono a termine i lavori di ricostruzione. Oggi, Capo Miseno è particolarmente conosciuto per la prossimità con le spiagge di Bacoli. Tuttavia, la sua fama va ricercata in tempi lontani, quando Virgilio cominciò a scrivere l’Eneide. Dal Libro VI, veniamo a conoscenza di Miseno, trombettiere di Enea, la cui bravura fu oggetto di forte invidia da parte del Dio Tritone. Questi, che non poteva tollerare che un umano potesse essere più bravo di lui, sfidò il ragazzo e vedendosi sopraffatto dal suo talento, fece sprofondare Miseno nel mare, uccidendolo. Il corpo venne poi ritrovato dai suoi compagni, che decisero di seppellirlo in cima al promontorio, che da quel momento prese il nome del trombettiere.
Fonte: "storienapoli.it"
Fonte immagine: "isolafelice.forumcommunity.net"