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Duomo di Napoli

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Descrizione

Il Duomo di Napoli, popolarmente intitolato a San Gennaro, ma ufficialmente dedicato a Santa Maria Assunta nel 1314 per volere di Umberto d’Ormont, è situato sull’ottocentesca via Duomo, nel cuore della città greco-romana, tra il Decumano Superiore (via Anticaglia) e il Decumano Maggiore (via Tribunali). Nell’alto Medioevo, tutta questa zona si chiamava “Platea Summae” e si contraddistingueva per i numerosi edifici fortificati sia dedicati al culto che all’aristocrazia; parte di queste strutture è ancora esistente ed è incorporata nella fabbrica dell’attuale Duomo e dell’episcopio. La realizzazione della Cattedrale fu voluta da Carlo I d’Angiò nel 1294, nel luogo dove sorgevano due antiche basiliche: Santa Restituta e la Stefania. Per lasciar posto alla nuova costruzione, quest’ultima fu completamente demolita, mentre la Basilica di Santa Restituta – la più antica della città, eretta per volere di Costantino I nel IV secolo - fu ridotta al ruolo di cappella laterale. Da questa Basilica si accede non solo alla zona archeologica che si trova sotto la Cattedrale, dove vi sono importanti resti della città greco-romana e paleocristiana, ma anche al battistero di San Giovanni in Fonte. L’opera di edificazione del Duomo continuò durante il regno di Carlo II e fu completata sotto quello di Roberto. La facciata, alta circa 50 metri, è dotata di tre portali: due laterali e uno centrale; quello di destra viene dischiuso soltanto per le festività che celebrano San Gennaro e in alcuni casi straordinari. L’autentica facciata trecentesca del Duomo andò quasi del tutto perduta, molto probabilmente già per il terremoto del 1349. Rimangono soltanto alcuni ornamenti come i leoni del portale maggiore, che però forse sono originari della distrutta tomba di Carlo Martello, e la marmorea Madonna con Bambino nella lunetta centrale, opera di Tino di Camaino. Il Baboccio realizzò tutte le parti che costituiscono il portale maggiore: i gruppi di angeli in rilievo, la cuspide, il clipeo superiore con l’Incoronazione della Madonna, le figure di San Pietro e San Gennaro con il Cardinale Enrico Capece Minutolo. La parte superiore non riuscì ad essere completata del tutto a causa della morte non solo dei committenti ma anche del Baboccio. Sul portale maggiore, in alto all’interno della facciata, secondo le disposizioni del Fontana è posto il monumento sepolcrale di Carlo I d’Angiò; a destra c’è quello di Carlo Martello, Re d’Ungheria, a sinistra quello di sua moglie Clemenza d’Asburgo. L’interno si presenta a croce latina a tre navate, con una profondità di circa 100 metri; la navata centrale è larga ben 15 metri. Le navate sono divise da 110 semicolonne di granito orientale e africano e sedici pilastri, otto per lato su cui poggiano gli archi ogivali. Il soffitto era in origine a capriate lignee, ma, nel 1621, il Cardinale Decio Carafa lo fece realizzare a cassettoni, così come è ancora oggi. All’inizio della navata di sinistra, partendo dalla controfacciata, si dischiude l’accesso alla scala del torrione che conduce al Tesoro Vecchio (Museo). In quest’area era ospitata la “Compagnia della morte”, detta anche Confraternita di Santa Restituta dei Neri: i Confratelli, che indossavano il “sacco” nero, avevano il compito di dare sepoltura ai napoletani morti improvvisamente, che quindi non potevano provvedere al proprio seppellimento. Quando parte del Duomo e del torrione venne meno a causa del terremoto del 1456, le ampolle del sangue di San Gennaro qui custodite rimasero intatte: fu considerato un vero e proprio miracolo. Le ampolle furono messe a rischio anche nel 1557, quando il tesoriere Mariano Catalano, che le aveva tra le mani, scivolò per l’antica scala lignea a chiocciola, senza però nessuno danno per le boccette. La famiglia Caracciolo vantava dei diritti su tutto il pavimento del Duomo, rivendicando il beneficio di sistemarvi lapidi e stemmi di famiglia. Per dare un freno a queste prepotenze, il Cardinale Spinelli fece realizzare, a sue spese, una risistemazione del pavimento del coro e del transetto ai piedi della tribuna. I dipinti che abbelliscono la sommità delle pareti della navata e del transetto e che accarezzano le finestre, raffiguranti gli Apostoli, i Padri e i Dottori della Chiesa, sono opera di Luca Giordano. Questi eseguì anche le tele circolari che rappresentano i “Santi Patroni di Napoli”, poste sui pennacchi tra le grandi arcate a ogiva. Il Cardinale Oliviero Carafa, il 10 dicembre del 1497, diede avvio alla realizzazione di una cripta, sottostante l’altare maggiore della Cattedrale, che doveva avere il compito di custodire le Sacre reliquie di San Gennaro. I lavori furono assegnati a Tommaso Malvisto che, non potendo alzare il soffitto della tribuna, già piuttosto alto rispetto al piano del transetto, dovette scavare in profondità. Questa tecnica favorì la costruzione di un ambiente dalle armoniose forme rinascimentali, con le sue rifiniture in marmo e la concordanza delle proporzioni, destando sin dalla sua inaugurazione grandi elogi e ammirazione. Nella navata destra è posta la cappella di Nicola di Mira e del Crocifisso, dove si trova il piccolo quadro della Vergine Addolorata. Questo quadro fu portato in Cattedrale nel 1809 e si narra che appartenesse ad una pia donna che vide grondare sudore dalla tela. Inoltre, si possono ammirare la cappella della Pentecoste, della famiglia Carbone e di San Gennaro, un tripudio di ricchezza tanto da essere, insieme alla Certosa di San Martino, il principale monumento del ‘600 a Napoli.
Fonte: "10cose.it"
Fonte immagine: "theapricity.com – flickr.com"

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