Negli anni ‘60, nel corso dei lavori per la costruzione di una scuola, vennero alla luce i resti di una grande casa romana, collocabile tra il I ed il IV secolo dopo Cristo, che ricalca il tracciato dell’Appia Antica, il “decumanus maximus” della città. I resti si estendono su una vasta area e non costituiscono l'intera abitazione. Alcuni elementi periferici fanno intuire che la Domus continui nella porzione dell'area ancora non scavata e nelle proprietà confinanti. L’edificio doveva appartenere a un personaggio importante della nobiltà capuana, data la sua ricchezza. Nel corso dello scavo è stata individuata una zona termale, affacciata su un giardino porticato, abbellito da una fontana e un ninfeo. Lungo il lato Ovest del giardino e un corridoio pavimentato a tessere di marmo bianco, si affacciano tre grandi ambienti disposti simmetricamente: al centro una stanza con finestra sul giardino, ai lati due vani rettangolari. Tutti e tre gli ambienti dovevano essere pavimentati con lastre di marmo bianco, mentre sulle pareti almeno lo zoccolo era rivestito di marmi colorati; non è possibile stabilire se la parte superiore dei muri fosse anch’essa decorata con marmo o fosse affrescata. L’aula absidata costituiva il “tepidairium” della zona termale, mentre l’ambiente più a Sud era il “calidarium”: il pavimento e le pareti di questa stanza erano riscaldate tramite “tubuli” in laterizio, che corrono all’interno del muro, da aria calda fatta filtrare sotto il pavimento, sostenuto da pilastrini (“suspensurae”).
Fonte: "romanoimpero.com"
Fonte immagine: "ntgflv/mazzocchi/domus.htm"