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Complesso San Francesco delle Monache

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Descrizione

La Chiesa e l’annesso Monastero furono edificati per volontà di Roberto d’Angiò e sua moglie Sancha di Maiorca, a partire dal 1325, per accogliere le Monache, non di clausura, che dispensavano elemosina agli indigenti. In particolare, il Complesso fu costruito per ospitare le Clarisse che aspettavano di occupare il Monastero di Santa Chiara, ancora in costruzione. Una leggenda narra che l’edificio fu realizzato dopo che una Monaca di Assisi donò alle consorelle napoletane un ritratto a grandezza naturale di San Francesco. Nel 1535 ospitò Giulia Gonzaga, figlia del Duca di Sabbioneta, considerata una delle donne più belle del Cinquecento. Arrivò a Napoli dopo essere sfuggita a Barbarossa che, assaltata la costa tirrenica, cercò di rapirla per il suo sultano. All’interno del Complesso di San Francesco delle Monache riuscì a dare vita a una piccola corte devota ai princìpi di Juan de Valdès, che la considerò la sua erede spirituale. La Gonzaga, insieme ai suoi seguaci, fu anche sospettata di eresia poiché ritenuta simpatizzante delle teorie di Lutero e Calvino. Tra il Cinquecento e il Seicento, il Convento fu modificato profondamente sulla base del nuovo gusto barocco diffusosi in tutta Napoli. Furono aggiunti una serie di dipinti, probabilmente opera di Andrea Malinconico (allievo di Massimo Stanzione), un soffitto cassettonato ligneo e, sull’altare, una pala di Marco Pino. Inoltre, fu innalzato il muro di clausura. Il secolo successivo, invece, furono aggiunti il cancello in piperno e ferro battuto, progettato da Bartolomeo Vecchione ed eseguito da Crescenzo Trinchese, e il portale in marmi policromi con decorazioni barocche, opera dello stesso Trinchese. La Chiesa si presentava con un’unica navata, tre cappellette per lato, un coro posto sull’atrio e pilastri corinzi inglobati nelle pareti. Nell’Ottocento, in seguito all’Unità d’Italia, il Convento fu trasformato prima in una caserma, poi in un educandato femminile, e infine fu sovrastato dall’odierno Palazzo Mazziotti. Nel Novecento, l’intero Complesso riportò gravi danni in seguito ai bombardamenti tedeschi. Attualmente la struttura, sconsacrata, custodisce solo i resti di due monumenti funebri del Cinquecento: a destra quello di Caterina della Ratta, Contessa di Caserta, e a sinistra quello della nobile Giovannella Gesualdo, moglie di Domenico Attendolo Sforza dei Conti di Cotignola. Alcuni spazi dell’ex Convento accolgono inoltre il nuovo Centro di Cultura “Domus Ars”, che promuove laboratori di musica, teatro e danza, organizza mostre di pittura, fotografia e scultura, produce e ospita concerti e pièce teatrali.
Fonte: "vesuviolive.it"
Fonte immagine: "domusars.it - napolipost.com"

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