Il Complesso conventuale di Donnaregina rappresenta un unicum nel panorama del centro storico napoletano, dove si conservano testimonianze dell'antico Convento e delle due Chiese originarie, quella medioevale e quella seicentesca, concepite fino agli anni Trenta del Novecento come un'unica struttura con un corridoio che, come una sorta di cordone ombelicale, univa oltre alle absidi il passato ed il presente, consentendo alle Clarisse di spostarsi senza uscire dai luoghi della clausura. Oggi, attraverso le originarie architetture e decorazioni, si possono qui ammirare rari esempi di storia dell'arte napoletana e dell'ordine francescano. L’antico Complesso monastico di Donnaregina, gravemente danneggiato dal terremoto del 1293, fu ricostruito grazie ai donativi della Regina di Napoli Maria d’Ungheria, il cui grandioso monumento sepolcrale è oggi ubicato sul fianco sinistro della navata della Chiesa trecentesca. Nella seconda metà del ’500, il Monastero fu trasformato in linea con i dettami post-tridentini, realizzando un ampio chiostro porticato; all’inizio del XVII secolo, le Monache decisero di costruire “ex novo” una Chiesa moderna (Donnaregina Nuova), annettendo la prima alla zona di clausura. I due edifici, in origine comunicanti, furono separati con il restauro del 1928-34 quando, per ricostituire le forme gotiche della Chiesa primitiva (Donnaregina Vecchia), si decise di accorciare – con un’ardita e complessa operazione di restauro – di circa sei metri la profondità del coro del tempio barocco. La scelta di costruire una nuova fabbrica era evidentemente supportata dalla notevole disponibilità finanziaria delle Monache, appartenenti alla migliore nobiltà cittadina. Prima dell’apertura della piazza, la Chiesa seicentesca era costretta tra vicoli angusti, ma la facciata, che si imposta su un monumentale scalone realizzato nel 1780 su disegno di Angelo Barone, costituì sin dalla metà del ’600 il primo, chiaro messaggio del ruolo e dell’importanza del Monastero nella vita religiosa cittadina. Nelle due nicchie ai lati dell’ingresso, le due monumentali sculture con Sant’Andrea e San Bartolomeo (1647) sono emblema solenne del prestigio connesso al possesso delle reliquie dei due santi, le cui raffigurazioni ricorrono puntualmente nel programma decorativo dell’edificio di culto. Quest’ultimo si delinea chiaramente come un progetto iconografico elaborato dalle Monache e teso alla glorificazione della Vergine, di San Francesco, dei Santi francescani e degli Apostoli Andrea e Bartolomeo. La Chiesa Nuova, consacrata dal Cardinale Innico Caracciolo nel 1669, era già stata benedetta nel 1626, quando la costruzione – iniziata intorno al 1617 – era sostanzialmente compiuta ad eccezione della cupola. Nel 2008, l’edificio è diventato sede del Museo Diocesano di Napoli.
Fonte: "chiesadinapoli.it"
Fonte immagine: "guidaturisticacaserta.it - museodiocesanonapoli.com"