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Complesso di San Gregorio Armeno

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Descrizione

Lungo la famosa via dell’arte presepiale napoletana, l’antica “Strada Nostriana” - dal nome del Vescovo Nostriano, che nel V secolo fondò il primo ospedale per i poveri ammalati - si trova il Complesso conventuale di San Gregorio Armeno, costituito dalla Chiesa omonima, il Convento annesso ed il chiostro, considerato uno dei più belli della città. Le strutture sono nascoste rispetto alla strada principale e le si raggiunge percorrendo una piacevole scalinata che prende il nome di vico Maffei. Secondo la leggenda, la Chiesa fu costruita attorno all’anno 930 nel luogo in cui era presente la struttura originaria fatta erigere da Sant’Elena, madre dell’Imperatore Costantino. In realtà, nella zona si trovavano le rovine del tempio pagano dedicato a Cerere sulle quali, nell’VIII secolo, le monache di San Basilio, fuggite dall’Oriente con le spoglie di San Gregorio, fondarono il Complesso monastico, che nel 1009 fu unito, tramite un cavalcavia, a quello di San Pantaleone e San Sebastiano. La Chiesa di San Gregorio Armeno, o San Biagio Maggiore, è anche conosciuta come Chiesa di Santa Patrizia, una nobildonna che da Costantinopoli giunse a Napoli per consacrarsi a Dio. Compatrona di Napoli, il suo sangue si scioglie miracolosamente più volte l’anno, ogni martedì (durante la messa delle 9:30) e ogni 25 agosto, giorno in cui è generalmente festeggiata. Le sue spoglie sono qui custodite, assieme a quelle di San Gregorio. Dopo il Concilio di Trento, a partire dal 1572, il Complesso subì un profondo rifacimento ad opera di Giovanni Vincenzo Della Monica e Giovan Battista Cavagna; ulteriori ristrutturazioni furono eseguite nel 1682, sotto Dionisio Lazzari. Oggi, la struttura si presenta con un’elegante facciata costituita, nella parte inferiore, da una cancellata a tre arcate e, nella parte superiore, da quattro lesene tuscaniche a finestroni. Il campanile, che grazie al cavalcavia attraversa l'omonima strada, rappresenta uno degli scorci più caratteristici del centro antico di Napoli. L’atrio, severo e scuro, regge il piano del coro con quattro pilastri e le relative piccole volte ad essi collegati. Il portale principale presenta dei bellissimi battenti, disegnati con originali linee di ispirazione classica ed eseguiti nel 1792; in ciascuno degli scomparti dei tre battenti figurano, intagliati a rilievo, San Lorenzo, Santo Stefano e gli Evangelisti. Superando l’atrio, si notano ai lati della porta le iscrizioni che ricordano l’anno di consacrazione della Chiesa (1579) e la dedicazione al Santo armeno. L'interno della Chiesa, di impianto cinquecentesco, presenta una navata unica e quattro cappelle laterali e cinque arcate per ciascun lato, che termina con un’abside a pianta rettangolare, sormontata da una semicupola decorata con “La gloria di San Gregorio”, di Luca Giordano. Di straordinaria fattura è il soffitto a cassettoni, realizzato nel 1580 dal pittore fiammingo Teodoro d’Errico su commissione della Badessa del Convento Beatrice Carafa, i cui scomparti con intagli dorati allocano tavole con la raffigurazione della vita dei Santi. Nelle quattro cappelle laterali destre si possono ammirare: “L’Annunciazione”, di Pacecco De Rosa; “La Vergine del Rosario”, di Nicola Malinconico; diversi notevoli affreschi di Francesco Di Maria. Sul lato sinistro, si può ammirare invece un superbo “San Benedetto”, attribuito allo Spagnoletto. L’altare maggiore, appoggiato alla parete fondale dell’abside, è opera di Dionisio Lazzari. L’ambiente interno conserva ancora oggi la “Scala santa” che, fino al secolo scorso, le Monache Crocifisse (o di Santa Patrizia) erano obbligate a salire in ginocchio tutti i venerdì del mese di marzo, come forma di penitenza. Sul chiostro, opera dell’Architetto Giovanni Vincenzo della Monica, si affacciano gli alloggi a terrazza delle Monache, che ivi attendono alla confezione delle ostie ed alla preparazione del vino bianco per la messa; al centro, una grande fontana marmorea barocca, affiancata da due statue settecentesche che raffigurano “Cristo” e la “Samaritana”, opera di Matteo Bottiglieri.
Fonte: "napolicentrostorico.it"
Fonte immagine: "flickr.com - giornieparole.wordpress.com"

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