Il Cimitero Monumentale di Poggioreale è un museo a cielo aperto, osannato dalle guide ottocentesche che consigliavano a tutti i turisti di passaggio in città almeno una visita. La cosa che colpiva subito era il felice connubio tra costruzioni e natura. Progettato da Francesco Maresca nel 1812 ma portato a conclusione solo nel 1837 da Ciro Cuciniello e Luigi Malesci, il Cimitero sorge su una collina, sviluppandosi lungo un pendìo, con tanto verde e vista su Golfo e Vesuvio. Molti sono gli elementi architettonici sicuramente interessanti, a cominciare dal grande ingresso, in stile neoclassico, progettato nel 1839 da Stefano Gasse, che immette sul viale principale e che sale fino alla chiesa madre; poi, tutte le cappelle e i monumenti funebri, di ogni stile e tipo, che si ammassano sulla superficie in pendenza, con l’occhio che comincia a perdersi tra cappelle romaniche, gotiche, egizie, neomedievali, neoclassiche o caratterizzate da mix tipici del periodo eclettico. I committenti, dal canto loro, non esitavano ad investire tanto denaro per le proprie dimore eterne, la cui realizzazione era affidata solo ai migliori architetti e scultori. A costruire gli edifici più sontuosi, oltre alle grandi congreghe cittadine, erano ancora le famiglie della nobiltà napoletana e, man mano, i borghesi più ricchi. Tra i primi monumenti che si incontrano salendo, nell’intrico delle stradine che affiancano il vialone principale, c’è il monumento Cocchia del 1920, dominato dalla splendida “Pietà” dello scultore Francesco Jerace, quasi un non-finito di notevole potenza espressiva. Le cappelle sono strutturate come chiese in miniatura, progettate da architetti del calibro di Gaetano Genovese, Errico Alvino, Antonio Curri e Adolfo Avena. Il Cimitero è costellato quindi di vere e proprie chiesette romaniche, con tanto di decorazioni a mosaico e Cristo Pantocratore, facciate che riprendono lo svettante gotico e grandi cappelle in stile neoegizio complete di monumentali guardiani all’ingresso, come la Di Marzo del 1893, dell’Architetto Ludovico Romano. Tra le cappelle caratterizzate da forme più originali, senza dubbio quella in stile liberty dei Caracciolo di Santobono, del 1916 circa, realizzata dall’Ingegnere Francesco De Simone, con grandi blocchi di pietra bianca artificiale e decorata con mosaici e inserti naturalistici in ferro battuto. Molto particolare anche la Malvezzi-Caracciolo, della fine dell’Ottocento, a forma di tenda da campo, in onore delle imprese del defunto Conte Emilio Malvezzi. Notevole anche il mix di tecniche utilizzate per le decorazioni, dalla scultura in pietra al ferro battuto. Alcuni degli architetti citati hanno progettato anche bellissimi monumenti funebri, in collaborazione con scultori. Da citare, in particolare, la Tomba Buchy del 1894 circa, progettata dal Curri e decorata dallo scultore Vincenzo Alfano, con un grande corteo di angeli che avanza e che, man mano, da bassorilievo diviene scultura. Altra bella sintesi di architettura e scultura è la Tomba De Pilla del 1890 circa, realizzata sempre dal Curri, questa volta con Achille D’Orsi; molto scenografica, poiché un arco trionfale inquadra la scultura del D’Orsi, un angelo realissimo che sostiene la giovane defunta. Cuore della memoria storica del Cimitero e della città di Napoli stessa è il panoramico “Quadrilatero degli uomini illustri”, in cui vi sono circa 150 sepolture di coloro che hanno reso grande Napoli nei diversi campi: dall’arte alla musica, dalla politica alla scienza. Qui riposano, tra gli altri: Carlo Pisacane, Raffaele Viviani, Salvatore Di Giacomo, Francesco De Sanctis, Ferdinando Palasciano, Benedetto Croce, Tito Angelini (monumento realizzato da Francesco Jerace), Antonio Niccolini (monumento realizzato da Leopoldo di Borbone), Vincenzo Gemito, Saverio Mercadante. Gli stili sono diversi, dal momento che si ritrovano realizzazioni neoclassiche affiancate ad opere di forte realismo, o addirittura contemporanee; una delle ultime tombe qui poste risale al 2009, di Maurizio Valenzi. Particolarissima è la tomba del precursore della Croce Rossa, Ferdinando Palasciano, rappresentato in poltrona su un alto basamento, posto nel punto più alto del Quadrilatero, mentre guarda in direzione della sua casa-torre sulla collina di Capodimonte. Sul punto più alto di Poggioreale c’è la Chiesa Madre, dedicata alla Pietà, in stile neoclassico, con monumentale colonnato in ordine dorico. Come modello per la costruzione sacra fu preso il Theseion di Atene. Antistante al tempio vi è il “Gran quadrato”, un grande chiostro affiancato da cento cappelle tutte uguali (ancora in linea con i primi modelli cimiteriali di stampo illuministico) e con al centro la grande statua di Tito Angelini, rappresentante la “Religione tra quattro angeli”, inaugurata nel 1845 per il Congresso degli Scienziati. Tra gli altri scultori attivi a Poggioreale, meritevoli di attenzione sono anche Saverio Gatto e Stanislao Lista.
Fonte: "necroturismo.it"
Fonte immagine: "panoramio.com"