Il nucleo originario della Chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini, in stretto rapporto architettonico con l’Ospedale per i Pellegrini in via Portamedina, venne fondato dal Cavaliere Fabrizio Pignatelli di Monteleone, nel 1589. Nel 1751 iniziarono gli interventi di ristrutturazione ed ampliamento del complesso, conclusi solo più tardi dall’architetto Carlo Vanvitelli, fra il 1792 e il 1796. La facciata presenta delle statue in stucco realizzate da Angelo Viva, raffiguranti San Filippo Nei e San Gennaro, ed è raggiungibile attraverso una scenografica scalinata a doppia rampa. La pianta risulta dall’unione di due ottagoni e di un rettangolo: il primo ottagono costituisce la navata, il rettangolo la zona presbiteriale, il secondo ottagono l’oratorio della Arciconfraternita della Santissima Trinità (nata nel 1578 per offrire accoglienza e ristoro ai pellegrini). Sull’altare maggiore, originariamente disegnato da Mario Gioffredo e restaurato da Carlo Vanvitelli, troviamo altre opere in stucco di Angelo Viva. Alla sua destra, un dipinto attribuito a Paolo De Matteis raffigurante San Giuseppe col Bambino e, a sinistra, la “Madonna con Bambino”, opera attribuita alla scuola di Giuseppe Bonito. La cupola, a sesto ribassato, è decorata con l’affresco di Melchiorre De Gregorio che rappresenta “L’Occhio della Santissima Trinità”. Di pregevole fattura è anche il pavimento settecentesco in marmo bianco e bardiglio. Lungo la navata sono disposti sei quadri, tutti realizzati tra il 1651 e il 1652 (tranne “Il Calvario” di Andrea Vaccaro) e successivamente rimaneggiati; tra il XVII e il XVIII secolo, accadeva spesso che, dopo un restauro, anche le opere presenti venissero adattate ai nuovi ambienti, sia come dimensioni che aggiungendo nei dipinti elementi più moderni. Vero e proprio vanto della Chiesa è l'elegante coro del 1754, opera progettata da Giovanni Antonio Medrano con una ricchissima decorazione in stucco. Nell’edificio è inoltre presente il busto di Ferrante Maddalena, Primo Consigliere del Re a cavallo tra XVII e XVIII secolo, ivi sepolto nel 1752.
Fonte: "arte.it - napoligrafia.it"
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