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Chiesa Santa Maria dei Vergini

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Descrizione

La Chiesa di Santa Maria dei Vergini dà il nome all’intero borgo. Un tempo situata fuori le mura della città, fu fondata, con annesso Convento ed ospedale, agli inizi del Trecento e fu affidata ai Frati Crociferi di San Cleto dal 1334, ai Padri della Missione dal 1626. La Chiesa è una delle più belle del patrimonio artistico e culturale della città di Napoli, un’opera barocca introdotta da un sontuoso portale in piperno articolato in due ordini: quello inferiore presenta due coppie di lesene che inquadrano il portone, mentre quello superiore presenta una nicchia che accoglie una statua dell’Immacolata, scolpita nel 1858 da Francesco Liberti e Giuseppe Pirotti. L’interno fu gravemente danneggiato nel corso della Seconda Guerra Mondiale; ricostruito così come è visibile ora, conserva opere di pregio fra le quali l’altare maggiore settecentesco in marmi policromi e il fonte battesimale del XVII secolo, presso il quale fu battezzato Sant’Alfonso Maria de’ Liguori. La Chiesa monumentale, come molti luoghi della città partenopea, è soggetto di numerose leggende popolari, tra cui la più famosa è quella del “Cristo bruciato”. Si racconta si devono ad un toscano, diventato sacerdote dopo la fine di un amore con una popolana partenopea. Il giovane, nobile fiorentino e molto ricco, aveva conosciuto una ragazza napoletana che però – dato il suo status sociale di basso rango – non poteva sposare. Lei, delusa e presa dalla fame e dalla miseria, iniziò a prostituirsi. Quando il fiorentino venne a conoscenza della condizione della sua amata, e che questa era poi morta di stenti, preso dal rimorso decise di abbandonare le ricchezze e diventare sacerdote; venne poi assegnato proprio alla Chiesa di Santa Maria dei Vergini. Il novello prete iniziò a pregare continuamente per l’anima della povera donna, chiedendo perdono per i suoi peccati commessi. Un giorno lei gli apparve, invitandolo a non pregare più per la sua anima in quanto destinata alle fiamme eterne. Il sacerdote, sconcertato, continuò a pregare con più intensità, finché lo spirito della donna gli ricomparve, ma questa volta ammonendolo con parole più dure: “Non hai capito cosa vuol dire essere dannati? Smettila di pregare per me, ora ti lascio un segno, così capirai il significato delle mie parole!”. Allora lo spirito si pose sull’inginocchiatoio e poggiò le mani sul quadro. I Confratelli, entrati in Chiesa, trovarono il giovane sacerdote svenuto e la stanza piena di fumo. Per molti anni, all’interno della sagrestìa sono stati conservati l’inginocchiatoio con i segni di bruciature di ginocchia, ed il quadro con i segni di due mani anch’esse bruciate. Attualmente vi si trova una riproduzione del quadro, mentre l’originale è conservato in una cassaforte all’interno della biblioteca dei Missionari Vincenziani.
Fonte: "campaniacrbc.it”
Fonte immagine: "campaniacrbc.it"

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