È la Chiesa dei Padri Serviti a Santa Lucia al Monte, all'apice di "Spaccanapoli", col titolo esatto di Chiesa Santa Maria Ogni Bene ai Sette Dolori, che, tra l’altro, fu la denominazione piuttosto prevalente nell’Ottocento in relazione alla statua dell’Addolorata che ancora vi si conserva al suo interno, incoronata direttamente dalle mani di re Ferdinando II, il quale, memore dei benefici ricevuti alla restaurazione del Regno borbonico, fa applicare ad alcuni dei terminali della cancellata ottocentesca i gigli di casa Borbone. La Chiesa dei Frati cacciati via da Napoli ai tempi del Cardinal Gesualdo e poi tornati ad insediarsi sotto il pontificato di Clemente VIII, venne elevata a rango di Basilica pontificia per decreto di Papa Pio IX. Fu fondata dal banchiere toscano Francesco Biffoli, disegnata, progettata e realizzata nel tardo Cinquecento dall’architetto fiorentino Vincenzo Casali; chiude a nord il tracciato del Decumano inferiore, nel punto esatto in cui questa strada terminerebbe sulle sommerse fondazioni di una cappella rurale. La Chiesa è preceduta da un sagrato e scale a tenaglia in materiale vesuviano, opera datata 1730 per mano dell’architetto Tagliacozzi Canale, sistemate a mo' d'accoglienza nell’esatto luogo in cui nel XVI secolo la Chiesa medesima già godeva del toponimo di Belvedere. L’interno si presenta a navata unica, con archi spezzati e mistilinei, croce latina e cinque cappelle per lato; l’apetto complessivo rispetta i canoni del più puro Rococò napoletano, impostato dal Canale. Nella seconda cappella di destra, si trova il bellissimo dipinto di Saverio Altamura, del 1882, raffigurante San Giuseppe con Bambino. Nella cappella che segue, eretta per volere della Duchessa Carlotta Colonna di Maddaloni, durante le ricorrenze della terza domenica di Settembre si celebrava lo Stabat Mater; inoltre, si possono ammirare “L’Andata al Calvario” ed “Il Compianto Cristo morto”, di Giacomo del Po. Nella quarta cappella, le tele ritraenti la Madonna ed i Sette Beati Fondatori dell’Ordine dei Serviti, di Nicola Rossi. Nel presbiterio, in mostra la “Sacra mensa”, opera di scuola squisitamente napoletana del Settecento, ed il “Cristo Risorto” in madreperla sul tabernacolo; nella stessa area, il quadro di Paolo Finoglio che dipinge “L’Eterno Padre benedicente”. Nella quarta cappella a sinistra, il “Sant’Alberto” di Domenico Antonio Vaccaro, il Regio Ingegnero.
Fonte: "storiacity.it"
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