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Chiesa di Santa Maria Incoronata

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Descrizione

Nel Medioevo, il largo prospiciente Castel Nuovo era denominato “largo delle Corregge”, per i tornei e le giostre di cavalieri che vi si svolgevano. Nel Trecento, in tale area urbana sorgevano palazzi nobiliari ed edifici pubblici di cui l'unica antica testimonianza resta la Chiesa dell'Incoronata. Fu fondata per volere della Regina Giovanna I d'Angiò, per la sua incoronazione avvenuta nel 1352, ed intitolata alla “Corona di spine” di Gesù in virtù della reliquia donata dalla Regina (una spina della Corona di Gesù ricevuta dal Re di Francia) e proveniente dalla “Sainte Chappelle” di Parigi. I lavori per i nuovi bastioni della reggia aragonese di Castel Nuovo, avviati all'inizio del XVI secolo, produssero un rialzamento del piano stradale determinando un dislivello di circa tre metri tra la Chiesa e l'attuale via Medina. Riaperta al culto nel XVIII secolo, fu successivamente inglobata in un edificio a più piani. Nel primo trentennio del XX secolo, iniziarono i lavori di restauro per restituire alla Chiesa l'aspetto originario; dopo l'abbattimento del soprastante edificio, vennero recuperati e restaurati gli affreschi trecenteschi realizzati da Roberto d'Oderisio. La struttura monumentale, in stile gotico, presenta una pianta irregolare a due navate con abside poligonale; la navata centrale è affiancata a sinistra da una navata minore e a destra da un portico esterno. La Chiesa fu costruita su di un preesistente edificio, dell'epoca di Roberto d'Angiò, destinato a Tribunale Regio (1309-43), a cui appartiene la navata principale ed il portico esterno, mentre la navata minore venne aggiunta in occasione della realizzazione dell'edificio di culto (1352). I cicli pittorici che decoravano l'intera Chiesa sono stati recuperati solo in parte. Tra questi, di particolare rilevanza sono le “Storie Bibliche” (pareti), i “Sacramenti” e il “Trionfo della Chiesa” con i ritratti di Roberto d'Angiò e di suo figlio Carlo di Calabria (nella volta). L'altare e la balaustra in marmo policromo e pietre dure sono le testimonianze del rifacimento barocco del XVIII secolo. Nella navata minore, vi sono gli affreschi quattrocenteschi con le “Storie di Ladislao”, opera di un pittore marchigiano. Di particolare importanza il trecentesco portale d'ingresso in marmo bianco, sulla cui architrave è scolpita la “Corona di spine” sorretta da due angeli.
Fonte: "comune.napoli.it"
Fonte immagine: "laboratorionapoletano.com"

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