Sulle rovine di un antico ospedale eretto nel 1502 dal benefattore Modestino Rosata, la Contessa di Avellino (1513-1563) Maria de Cardona, moglie di Francesco d’Este e nuora di Lucrezia Borgia, assecondando il suo spirito religioso e il mecenatismo della sua famiglia, decise di far sorgere un Monastero da affidare ai Padri dell’Ordine dei Predicatori. Affidò la realizzazione del progetto, verso il 1534, al Frate Federico da Montemurro, che fece costruire, annessa alla nuova struttura comprendente anche un Monte di maritaggio, una Chiesa dedicata alla Santissima Vergine Annunziata. Lesa Aldobrandini, nipote del Papa Clemente VIII e moglie di Marino II Caracciolo, fece eseguire la facciata da stuccatori certamente provetti, considerando l’ottimo disegno e l’intaglio scelto, oltre alla cappella nobile del Rosario (perciò fu anche detta Chiesa del Rosario). Gravemente danneggiata dal disastroso terremoto del 1930 e posta di traverso fra gli edifici della Prefettura e dei Tribunali, la Chiesa deturpava la piazza più importante della città con le catapecchie ad essa addossate. Nel 1932-33 ne fu decretato l’abbattimento, pensando di edificare, nel corso Vittorio Emanuele, una nuova Chiesa che, col titolo del Rosario, funzionasse anche come centro di una nuova Parrocchia. Il 2 aprile 1933 fu posta la prima pietra della Chiesa dedicata alla Madonna del Rosario, conosciuta anche come Chiesa di Maria Santissima della Vittoria, perché sotto la protezione della Vergine Maria fu ottenuta la più grande vittoria contro i Turchi, il 7 ottobre 1571 a Lepanto, nelle acque delle isole Curzolari. Fu aperta al culto venerdì 23 dicembre 1938, con la benedizione dell’altare maggiore da parte del Vescovo Francesco Petronelli. All’interno, la tela con l’immagine della Beata Vergine in trono e Gesù in braccio; ai suoi piedi, San Domenico e Santa Caterina da Siena. La Vergine reca nella mano sinistra la corona del Rosario che porge a Santa Caterina, mentre Gesù, poggiato sulla sua gamba destra, la porge a San Domenico. La cornice dorata in oro zecchino, su disegno dell’Ingegnere Mazzei, fu eseguita dal valente artigiano Salvatore Antonacci, di Atripalda. Un benemerito avellinese donò il bellissimo e artistico altare maggiore di stile gotico, in marmo policromo e alabastro, realizzato dallo scultore ceramista leccese Domenico Stasi su disegno dell’Ingegnere Vincenzo Galasso. Le due vetrate artistiche sono opera della ditta Giuliani di Roma. Sulla facciata, nella lunetta sopra la porta centrale, possiamo ammirare un bellissimo dipinto a sfondo dorato e, sopra il rosone, un fregio con uno stemma e la scritta “SPLENDET AB EFFUSIS”.
Fonte: "avellinesi.it"
Fonte immagine: "comuni-italiani.it"