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Chiesa di Santa Maria degli Angeli

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Descrizione

La Chiesa di Santa Maria degli Angeli sorge in una zona baricentrica rispetto al nucleo storico del paese, così come richiede la concezione cristiana, che vede nel luogo di culto il polo di convergenza della cittadinanza. Essa è orientata secondo l’asse Nord-Sud, così come voleva la concezione pagana delle civiltà italiche, a differenza della cultura ellenistica che aveva una tipologia orientata in direzione Est-Ovest. Le documentazioni storiche fanno risalire al 1748 l’inizio della costruzione, su progetto di Pietro Bernasconi. I lavori, affidati a Carlo Patturelli, vennero in seguito più volte interrotti, per varie difficoltà economiche; furono completati nel 1791. Strutturalmente, essa risulta articolata su due livelli: rialzato e seminterrato. Al primo livello, che costituisce il vero luogo di culto, si accede da un ampio e recintato sagrato, rialzato rispetto al piano dell’asse viario. Originariamente, il livello seminterrato era accessibile tramite una scala a chiocciola sistemata al lato sinistro dell’altare, ricavata nella pietra di tufo costituente il naturale sottosuolo della zona. Questo luogo, meglio conosciuto come “la fossa”, un tempo adibito a cimitero ed ossario come testimoniano le tombe dei notabili del paese, è stato interamente modellato nel blocco di tufo e si contraddistingue in due ambienti: nel primo si trovano diverse volte a botte e a crociera, sorrette da tre file di piloni; quelle estreme scandiscono la distribuzione delle navate laterali, quella centrale sostiene il piano di calpestìo della navata principale. Nel secondo ambiente, oltre alla zona centrale posta in corrispondenza del presbiterio, caratterizzata da una copertura ottenuta dall’inserzione di più volte, troviamo due cappelline in corrispondenza delle sagrestìe. La pietra di tufo, impiegata per la realizzazione delle strutture emergenti della Chiesa, è stata asportata, come già fatto precedentemente per la Reggia di Caserta, dalle cave di San Nicola la Strada (le cosiddette “taglie”), fonte di ricchezza del sottosuolo. La facciata si ispira ai modelli proposti per la prima volta nel 1400. La sua superficie è suddivisa in senso verticale mediante una serie di semi colonne addossate ad una serie di lesene piatte, entrambe poste su di un alto basamento e sormontate da una trabeazione con capitelli ionici al primo ordine e corinzi al secondo; il cornicione divide l’immaginario quadrato (altezza 30 metri, larghezza 32 metri) in due metà, con quella inferiore che ospita il portale centrale, sovrastato da un timpano triangolare classico. All’estremità del primo livello, invece, si innalzano maestose due coppie di pinnacoli, scolpiti in monoblocchi di tufo, che poggiano su di un massiccio architrave. Percorrendo via Bronzetti, come pure dall’interno del Real Convitto Santa Maria delle Grazie, si possono notare una serie di contrafforti (in numero di sei per lato), che con la loro forma arcuata scaricano sui pilastri le spinte laterali del corpo di fabbrica centrale, il quale presenta una copertura a doppio spiovente, in coppi di terracotta, sorretta da quindici portentose capriate lignee. La Chiesa si presenta a pianta longitudinale, impostata dalla successione di vani cubici progettati con l’intento di neutralizzare gli effetti illusionistici (propri degli interni di molte chiese) per la perentoria affermazione di una spazialità unitaria ed accentrata. La costruzione è caratterizzata da un’alta navata centrale, coperta da un’unica volta a botte, e da due navate laterali distinte in tre campate coperte da cupole semisferiche. Contribuisce al decoro l’imponente coppia di angeli sospesa tra le nuvole che glorifica lo Spirito Santo; da questo si dipartono aurei raggi, che virtualmente illuminano la semicupola absidale. Oltre agli stucchi, ai fregi ed alle statue, la Chiesa offre una serie di tele preziose a cominciare da quella che sovrasta l’altare maggiore, della fine del 1700, raffigurante “L’Assunzione in Cielo della Vergine”: in primo piano si nota l’immagine della Madonna, attorniata nella parte superiore da una folta schiera di angeli; sul lato sinistro l’immagine del Padre Onnipotente in un gesto di protezione e, in basso, l’Arcangelo Michele intento ad uccidere con la spada il Demonio, sotto le sembianze di un drago. In fondo alla navata sinistra, sull’altare dedicato al Santissimo Sacramento, è posta una preziosa tavola del 1500, la cui scena sopra dipinta è divisa in tre momenti, idealmente collegati tra loro: “L’Assunzione in Cielo della Vergine”, tra un folto gruppo di Angeli; “L’incoronazione della Vergine”, tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo; “Gli Apostoli”, attoniti nel trovare fiori nel sepolcro dove era stato sepolto il corpo di Maria. In fondo alla navata destra, invece, si può notare un affresco raffigurante la “Madonna del Carmine”, trovato tra i resti di una cappella votiva in Via Appia e più tardi collocato in questa Chiesa in ricordo di un fatto realmente accaduto: l’apparizione della Vergine del Carmine ad un ragazzo di San Nicola la Strada, a cui avrebbe manifestato il desiderio di far recitare il Rosario davanti alla sua immagine. Sempre nella navata destra, si può ammirare un’altra “Assunzione”. Sull’altare del Gesù morto si trova una tela raffigurante la “Madonna che allatta il Bambino”, invocata da anime in pena tra le fiamme. Nella navata sinistra, emerge l’altare dedicato alla Vergine di Pompei, interamente rivestito in marmi pregiati. Sull’altare si può ammirare la tela della “Madonna con il Bambino”, nell’atto di donare la corona del Rosario ai Santi Domenico e Caterina da Siena. A sinistra dell’altare del Santissimo Sacramento, si trova una cupa tela nella quale si intravede la colomba, alludente allo Spirito Santo, che irradia di luce la Vergine Maria ancora giovinetta ed i suoi genitori, i Santi Anna e Gioacchino. Nel retro della facciata, al di sotto della cantoria in legno, altre due tele, opere di G. M. Griffo e datate 1805, raffiguranti l’una la “Crocefissione con Santi”, l’altra “Sant’Emidio”. La presenza di quest’ultimo non è casuale; infatti, poiché Sant’Emidio è ritenuto protettore contro il terremoto, si può ipotizzare che la tela sia stata commissionata a ringraziamento dello scampato pericolo dal sisma avvenuto lo stesso anno (26 luglio 1805). Nell’area presbiteriale, sono due mosaici realizzati all’inizio di questo secolo da maestri fiorentini; sulla sinistra è raffigurata la “Consegna delle tavole della legge a Mosè”; sulla destra, la “Resurrezione di Cristo” tra l’incredulità dei centurioni.
Fonte: "prolocosannicolalastrada.org"
Fonte immagine: "tripadvisor.it"

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