Fondata nel 1190, la monumentale Chiesa di Santa Maria d’Ajello si trova in pieno centro storico. Secondo la tradizione, ha inglobato una preesistente Cappella, di Santa Maria la Nova. Sulla sinistra della fabbrica, tra il 1603 e il 1608 le si accostò la Cappella della Confraternita dell'Immacolata Concezione, ristrutturata nel 1867. La Chiesa venne rimaneggiata nel 1583 con l’aggiunta delle navate laterali ed una seconda volta nel 1780. Il sistema delle cripte, da cui si accede tramite un ingresso posteriore della Cappella della Confraternita, ospitava alcune tombe di parroci, collegiati e notabili. Il campanile, realizzato in tufo, si articola su quattro livelli ed è terminante con una cella ottagonale sormontata da una piccola ed elegante cupola. L’interno del tempio conserva dipinti di Girolamo Imparato, di Alessandro Viola (1695) e di Angelo Mozzillo, che era peraltro un parrocchiano (1787). Molto bella è la cinquecentesca pala d’altare che, inserita fra due doppie lesene che reggono un frontone ad arco aperto, sovrasta l’altare maggiore. Raffigura “L’Assunzione della Vergine”, il racconto cioè del “rapimento” della Madonna in anima e corpo tre giorni dopo la morte, benché non trovi basi nelle Sacre Scritture ma soltanto negli scritti apocrifi del III e IV secolo e nella tradizione cristiana; ancora, per quanto sia stato proclamato articolo di fede da Pio XII soltanto nel 1950, da molti secoli è ritenuta e celebrata come una delle più importanti feste della Chiesa cattolica. Come nelle analoghe e coeve composizioni, l’immagine si struttura in tre parti sovrapposte. Attorno ad un pesante sarcofago di marmo scoperchiato e pieno di rose, stanno gli Apostoli, tra i quali si distinguono soltanto Pietro, riconoscibile per la fluente barba e la veste gialle, e Giovanni, identificabile per l’età giovanile e il mantello rosso. La parte superiore del dipinto è dominata dalla figura della Madonna che su una nuvola, contornata da angeli, ascende al cielo; il terzo elemento della struttura compositiva, separato però dalla tavola e realizzata in forma ovale, è costituito dall’immagine della Santissima Trinità che incorona la Vergine. Ritenuta dalle fonti locali opera del pittore gaetano d’origine ma napoletano d’adozione, Giovanni Angelo Criscuolo - in primis da quel Gaetano Puzio, l’economo curato della Chiesa che nel 1815, nel redigere una cronaca della stessa, ebbe a scrivere come la tavola in oggetto andasse ritenuta “produzione di un’eccellente scuola fiorentina, e volentiesi del nostro Notajo Giovannangelo Criscuolo, allorquando divenne perito pittore, dietro la scuola ricevuta dal rinomato Marco da Siena” - la tavola è stata più recentemente attribuita, dallo storico dell’arte Pierluigi Leone de Castris, all’ancora non bene definita personalità artistica rispondente al nome di Leonardo Castellano; dopo che anche Catello Pasinetti, attento studioso dei beni culturali di Afragola, in una pubblicazione edita in occasione dell’ottavo centenario della fondazione della Chiesa di Santa Maria d’Ajello, ne aveva confermato l’attribuzione al pittore gaetano.
Fonte: "iceuropaunita-afragola.gov.it - iststudiatell.org"
Fonte immagine: "comuni-italiani.it -mapio.net"