Secondo la tradizione, ricavata da un’operetta in rima imperfetta (“Relatione historica della fondatione della Chiesa di San Marco della Selvetella”) attribuita al Frate Domenico De Stelleopardis, la Chiesa è stata edificata per ordine del Re Guglielmo il Buono su richiesta degli abitanti del luogo. Il Frate Domenicano afferma che, nella notte del 10 aprile 1179, gli angeli trasferirono le mura di questo edificio dal luogo originario all’interno del bosco di San Marco, così da coprire i corpi dei martiri della Chiesa di Nola al tempo delle persecuzioni dell’Imperatore romano Diocleziano e del suo crudele Prefetto Timoteo. La motivazione del termine in Sylvis, che letteralmente significa nella Selva, proviene proprio da questo mito. Quanto alla struttura architettonica, essa non conserva quasi nulla del suo primitivo aspetto. Si ipotizza che la Chiesa, nel 1179, fosse più bassa e con il pavimento ad una quota inferiore rispetto a quella attuale. Successivamente, in un tempo imprecisato, le mura furono alzate e ornate di nuove monofore, finestre sormontate da un arco con una sola apertura. Probabilmente è cambiata anche la forma esterna, che oggi, dopo alcuni lavori del 1800, si presenta come una sorta di capanna. È rimasta intatta l’unica navata centrale, di tipo basilicale, coperta da un tetto a falde spioventi retto da una travatura fatta in legno. Per quanto riguarda il lato sinistro, ci sono due archi che portano all’interno di piccole cappelle tra loro comunicanti e caratterizzate da affascinanti affreschi, come quello della “Vergine delle Grazie col Bambino” nella parte superiore e dei “Tre Santi” in quella inferiore. Sulla stessa parete, durante i lavori del 1987, è venuta alla luce una nicchia dove è visibile, purtroppo solo in parte, un affresco raffigurante il “Calvario”. Nella cappella Alfieri, la seconda sul lato destro, c’è una Croce di Pietra, poggiata su di una mensola dello stesso materiale. Per alcuni storici medievisti, si tratta di un manufatto costruito secondo il modello delle croci dei cavalieri templari: secondo quanto si evince dalla operetta di Domenico De Stelleopardis, la Chiesa copre i corpi dei martiri di Nola e la sede dei templari più vicina ad Afragola è Cicciano, che dista solo pochi chilometri da Nola. Tra arte e tradizione, nella Chiesa di San Marco in Sylvis vive anche la leggenda della “Pietra dei Miracoli”, un grosso blocco lapideo che il Parroco Odorisio De Jentile, nel 1600, fece incastonare nel muro absidale. Durante i lavori del 1897, la pietra fu spostata su una parete esterna, alle spalle della Chiesa, ornata da un affresco raffigurante “San Marco e San Gennaro”. Gli afragolesi sono profondamente legati a quella che per loro è la Pietra sulla quale si sarebbe seduto San Marco, durante una sosta dal suo viaggio verso Roma. Si racconta che anche il Vescovo beneventano San Gennaro si sia riposato su di essa prima di partire per Pozzuoli, dove, dopo aver confortato i cristiani nelle carceri, fu condannato alla decapitazione nell’agro della solfatara, nel 305 d.C. Molti fedeli, legati alla tradizione per ottenere la guarigione da mal di testa e mal di pancia, girano tre volte intorno la Chiesa per poi fermarsi e baciare con devozione la pietra. Si può ottenere in questo modo anche l’indulgenza plenaria, dopo essersi confessati e comunicati. Tra le altre storie che ruotano intorno alla Pietra, la più divertente è quella che afferma che, avvicinando l’orecchio ad essa, è possibile ascoltare il verso della gallina e dei suoi pulcini. Viene sconsigliato di provarci durante la festa di San Marco quando, tra animi lieti e gioiosi, immancabilmente chi tenta di farlo riceve uno scappellotto e finisce per urtare contro la Pietra, facendosi un gran male e generando le risate di tutti.
Fonte: "lacooltura.com"
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