Che sia estate o inverno, la Chiesa di San Giuseppe dei Ruffi splende di un oro stupefacente e abbagliante, naturale figlio dello stile barocco secondo i cui dettami essa fu ristrutturata nel 1630 da Dioniso Nencioni di Bartolomeo. Già a cavallo tra il XVI ed il XVII secolo, in realtà, si ergeva all’imbocco via dell’Anticaglia un edificio di culto, inglobato nel vicino Monastero di Santa Maria degli Angeli che, secondo i precetti agostiniani, era stato fondato da un gruppo di nobildonne napoletane. Nel 1611, le Monache decisero di ribattezzare il Convento e, pochi anni dopo, di abbattere la Chiesa esistente per costruirne una nuova, commissionando il lavoro al Nencioni. Una doppia rampa di scale conduce al portico che precede la facciata, mentre l’interno, a croce latina, è ricco di opere d’arte e sontuose decorazioni di stucchi ed ori, che contribuiscono a rendere unico questo tempio e suggestiva la sua luce. Splendida la cupola, affrescata da Francesco de Mura con una sublime rappresentazione del “Trionfo di San Giuseppe”. Tra gli altri autorevoli nomi che hanno contribuito a decorare la Chiesa vi sono Luca Giordano, con le tele raffiguranti la “Santissima Trinità con Santi” e gli “Apostoli Pietro e Paolo”, Giuseppe Sanmartino, con le sculture ancora dei due Apostoli e Dioniso Lazzari, progettista dell’altare maggiore - realizzato tra il 1681 e il 1686 da Matteo Bottiglieri – e dei due chiostri annessi (non visitabili causa ordine monastico di clausura). Il chiostro maggiore è composto da pilastri ed archi a sesto acuto, mentre quello minore ha pianta quadrata ed è circondato da cinque arcate.
Fonte: "storienapoli.it"
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