È una delle chiese chiuse di Napoli. Sorta sotto il titolo di Chiesa di Santa Maria dell’Olivo dei Padri Agostiniani, venne costruita verso la metà del XVIII secolo ad opera dell’architetto Giovanni del Santo, sul colle a San Potito, fronte sinistro del Palazzo di Francesco Solimena. È detta di San Giuseppe dei Nudi in quanto i suoi fondatori furono un gruppo di giovani mercanti ed avvocati uniti in Confraternita, fondata col motto “nudus eram et cooperuistis me”, fermi tutti nell'intenzione di vestire i nudi durante le festività natalizie ed il giorno di San Giuseppe; la distribuzione degli abiti per gli indigenti avvenne durante tutto il periodo borbonico, anche alla presenza del Re, e nel 1849, alla festa della vestizione dei nudi, vi presenziò Pio IX. La facciata della Chiesa è arricchita da stucchi che spiccano per lo stile squisitamente Rococò; le fasce di lesene fanno quasi da quinta ai due riquadri centrali, entrambe sormontati da un timpano curvilineo. Il portale d’ingresso si slancia da terra verso l’alto con un morbido andamento a curva del piperno, proseguendo con due lesene di forte carattere e che ad un certo punto sostengono un architrave che si flette al centro, dove ospita il “Tondo di San Giuseppe, Padre e Sposo”, concluso in alto da un timpano mistilineo. Quattro grossi pilastri aggettanti ed angolari riescono a ricavare quattro braccia e segnano a terra lo spazio di una croce greca, impostando così la planimetria interna della Chiesa medesima. Lungo tutto il perimetro dell’edificio religioso corre un’alta trabeazione, con cornici aggettanti sorrette da un unico ordine di semicolonne stile Corinzio, addossate ai pilastri. Al di sotto della trabeazione vi è la sequenza degli altari, tutti del XVIII secolo, in marmi intagliati ed elegantemente decorati. Sull’altare maggiore vi è la tela di San Giuseppe, di Achille Jovene, eseguita nel 1872; alla destra di questo quadro ve ne è un altro che ritrae la “Natività”, di Girolamo Starace, mentre, sulla parete di fronte a quest’ultimo, vi è una singolare “Santa Margherita da Cortona” d’ignoto autore, seconda metà del XVIII secolo, ma che secondo il Chiarini, sarebbe opera di un cavaliere che si divertiva a dipingere. In ultimo, di Gaetano D’Agostino del 1888 vi sono due opere; una di queste due raffigura “La Morte di San Giuseppe”, mentre è di Giovanni Cingeri, del 1757, “L’Immacolata con i Santi”, tutti e due collocati all’interno della sacrestia, ancora ammobiliata dell’arredo in legno del Settecento. Infine, la Chiesa custodisce un pregevole organo del Settecento in legno dorato.
Fonte: "storiacity.it"
Fonte immagine: "panoramio.com"