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Chiesa di San Giorgio Martire

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Descrizione

Situata alle spalle del Castello, la monumentale Chiesa di San Giorgio fu eretta tra il 1695 e il 1702 al posto di una precedente Cappella. Questa, risalente al 1131 e rimaneggiata nel 1380, sorgeva nel punto più alto della città e andò distrutta nel terremoto del 1688. La cupola, opera dell'architetto Blasotti, fu realizzata nel 1741. Il campanile, di Mario Gioffredo, è del 1772. Accanto, è possibile ammirare l’Arciconfraternita dell'Ave Gratia Plena, rimasta intatta sin dal XVII secolo, anche se oggi (2017) chiusa al pubblico perché in corso di restauro. Al centro del semicircolare presbiterio della Chiesa di San Giorgio si erge, con pregevole effetto decorativo, il maestoso altare maggiore, che gli atti redatti dal notaio Cesare Castaldo il 12 gennaio del 1766, ancor più le finezze di ritmo che si colgono nella concezione e nell’esecuzione del manufatto, ci dicono fu realizzato da una delle più prestigiose scuole di marmorai attivi in quell’epoca a Napoli (e più in generale nell’Italia meridionale): la bottega che faceva capo a Crescenzo Trinchese. Questi, “maestro professore” - come è qualificato in un documento del 1750, allorquando con altri esperti, quali Carlo Tucci e Matteo Bottiglieri, è chiamato a giudicare alcuni marmi per la Cappella Palatina di Portici - è documentato a Napoli e ad Altamura fin dal 1743. Benché iniziato nel 1755, l’altare fu terminato dopo oltre dieci anni. Misura 350 centimetri per 700 centimetri e risulta realizzato in marmi policromi, intagliati e intarsiati; era adornato da quattro putti, di cui i due laterali a figura intera sono posti ai due corni dell’altare stesso reggendosi alle relative volute, mentre gli altri due posti ai lati del ciborio sacro in atteggiamento adorante furono trafugati agli inizi degli anni Ottanta; tre testine di angioletti decorano la porta del tabernacolo, alla cui sommità è rappresentato, sotto un finto baldacchino, la colomba dello Spirito Santo. Nella parte inferiore sono raffigurati due stemmi e due testine di putti sistemate sul paliotto, nella cui parte centrale vi era un medaglione ovale di rame cipro indorato, con l’effige di San Giorgio, trafugato negli anni Ottanta. L’altare è preceduto da una balaustra, anch’essa realizzata in marmo policromo riccamente intagliato, che inizia dai due lati che sostengono uno degli archi della cupola. Originariamente, era chiusa da un massiccio cancello di ottone a due ante giranti verso l’interno, ornato nel mezzo dall’immagine di San Giorgio che respinge un nemico della sua fede; una volta, due putti decoravano la cimasa. A seguito del nuovo rito religioso, parte della balaustra e il cancello, che era stato realizzato nel 1761, sono stati rimossi e sistemati nella Cappella di San Giorgio. Nella sacrestìa si conservava, dello stesso Trinchese, un lavamano di marmo bardiglio di forma rettangolare con fregi barocchi, purtroppo trafugato nell’ottobre del 1996; il frontone di marmo bianco, inserito sulla nuvola e recante al centro l’effigie di San Giorgio a cavallo che trafigge il drago, era stato rubato precedentemente; oggi, resta solo la breve iscrizione ubicata tra frontone e vasca, che recita la seguente preghiera: “Domine, virtutem manibus meis ad abstergendam omnem maculam: ut sine pollutione menris et corporis valeamtibi servire”.
Fonte: "iceuropaunita-afragola.gov.it - iststudiatell.org"
Fonte immagine: "vetusetnovus.blogspot.it"

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