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Chiesa di San Ferdinando

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Descrizione

Molto di più di una Chiesa, quella di San Ferdinando è sintesi e teatro di innumerevoli artisti che, con il loro talento, l’hanno resa un vero e proprio gioiello. Ma, allo stesso tempo, ha saputo essere anche la Chiesa della gente comune, voluta dai nobili e aperta al popolo dei fedeli che, dai Quartieri Spagnoli, scendevano a pregare per affidare al Signore le proprie richieste. Eretta dai Padri Gesuiti, che nel 1622 la commissionarono a Giovan Giacomo di Conforto, fu inizialmente intitolata al Padre Gesuita San Francesco Saverio. Soltanto con il successivo ampliamento a cura di Cosimo Fanzago, e con l’intervento dei Cavalieri Costantiniani, fu dedicata alla memoria di Re Ferdinando IV, dopo l'espulsione dei Gesuiti dal regno nel 1737. Un solo istante e ci si perde nelle suggestive atmosfere suggerite dalle decorazioni a fresco del soffitto (Paolo De Matteis, allievo di Luca Giordano), che rispecchiano tutto il gusto manierista-barocco del Conforto. Giochi di luce, di ombre, in cui il visitatore si immerge percorrendo la croce latina, con una navata centrale e cappelle laterali che custodiscono numerose opere d’arte prestigiose: nella prima e seconda cappella a sinistra, di Giovan Battista Rossi, i “Martiri gesuiti” e “La Sacra Famiglia”; terza ed ultima cappella, un “San Luigi” di Paolo De Matteis. In quelle di destra, a partire dalla prima cappella, la tela di Nicola Maria Rossi, “San Stanislao Kostka”; nella seconda, attribuibili a Giacomo Farelli, “L’Annunciazione” e “La Natività”. Nel transetto a sinistra dell'altare maggiore, si osserva il dipinto “L’Immacolata Concezione”, di Cesare Fracanzano; nel transetto di destra, il dipinto sulla “Visione di Sant'Ignazio”, di Francesco Altobello, e anche il “Cristo sotto il peso della croce” e “Quattro angeli in marmo”, di Giuseppe Sanmartino. Nella volta della navata seguono, per opera del De Matteis, gli episodi relativi al “Trionfo della religione sull'eresia”. Non solo pittori, ma anche maestri della scultura, come Lorenzo e Domenico Antonio Vaccaro, autori del “David e Mosè”, e Cesare Fracanzano che ha scolpito la “Concezione”. Una curiosità riguarda le sepolture: pare infatti che ci fosse un decreto reale che ne sanciva l’assoluto divieto all’interno. Una sola l’eccezione, nel corso degli anni, ovvero quella della splendida tomba monumentale di Lucia Migliaccio Partanno di Floridia – la donna a cui fu donata la splendida villa Floridiana al Vomero, e che divenne poi moglie di Ferdinando I – seppellita nel neoclassico monumento funebre opera di Tito Angelini.
Fonte: "charmenapoli.it"
Fonte immagine: "flickriver.com"

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